venerdì 25 marzo 2022

Dante Alighieri: il Sommo Poeta delle anime tra il Cielo e la Terra

 

«A l’alta fantasia qui mancò possa;

ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,

sì come rota ch’igualmente è mossa,

l’amor che move il sole e l’altre stelle».

25 marzo: si celebra il Dantedì, il giorno dedicato al nostro Sommo Poeta.


Vita

Dante Alighieri è stato uno scrittore, politico, filosofo, ma soprattutto poeta italiano, considerato uno tra i più grandi a livello internazionale, se non forse il più grande in assoluto. Nato a Firenze nel 1265 (probabilmente tra il 29 maggio e il 30) da una famiglia d’antiche origini nobili, ormai decaduta, più precisamente da Alighiero degli Alighieri e da Bella degli Abati, trascorse l’infanzia e l’adolescenza nel capoluogo toscano, dove imparò i concetti base del latino.

Sfortunatamente, a soli diciassette anni circa perse il padre e per un po’ di tempo dovette occuparsi degli affari di famiglia e poco dopo morì anche la madre.

Intorno al 1287 o forse anche qualche anno prima, Alighieri studiò grammatica e filosofia presso i francescani della S. Croce di Bologna, mentre due anni dopo tornò in Toscana dove ricoprì la carica militare nella cavalleria alla Battaglia di Campaldino.

È importante precisare che, intorno ai diciotto anni, compose il suo primo sonetto dedicato ad una donna della quale si era invaghito, si tratta di Beatrice di Folco Portinari, sposata a Simone de’ Bardi e morta molto giovane l'8 giugno 1290. Da allora Dante dedicherà gran parte delle sue opere letterarie a lei, in quanto fu sempre innamorato di lei. Secondo la Vita Nova, il primo incontro con Beatrice risale al 1274.

A vent’anni sposò Gemma Donati, anch’ella di nobili origini, dalla quale ebbe quattro figli: Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.

Durante la guerra fiorentina tra Guelfi e Ghibellini, tra i Guelfi si crearono delle asperità e si divisero in Guelfi bianchi e Guelfi neri. Dante si schierò dalla parte dei bianchi che cercano di difendere l'indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII. Nel 1300 Dante fu eletto tra i sei Priori di Firenze, l’anno successivo, con la prevalenza dei Guelfi neri, fu costretto a recarsi a Roma dal Papa Bonifacio VIII accusato di corruzione e condannato al boia; allora Dante, per non abbassarsi al suo volere, viene esiliato, lascia Firenze e si trasferisce a Ravenna nel 1304, dove trascorrerà il resto della sua vita, non riuscendo mai più a rientrare nella sua città natìa. Qui morirà nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.

L'incontro tra Dante e Beatrice


Produzione letteraria

Gli scritti di Dante sono molto vari nel linguaggio, perché egli colloca le sue opere in diversi ambiti letterari e anche di formalità in base a quello che scrive e per chi lo scrive. Molte opere sono scritte in lingua Volgare, ovvero una lingua comprensibile al popolo, mentre altre sono in latino

Il pensiero di Dante è fortemente influenzato dal suo amore per Beatrice, per la quale compone nel 1295 la Vita Nova, una raccolta di poesie scritte tra il 1293 e il 1295, dedicata alla donna a lungo desiderata dal Poeta, ma mai avuta accanto a sé. Dante infatti la loda come se fosse un angelo e la felicità, per lui, consiste nell’amore che si dona altrui.

Intorno al 1304-1306 Dante compone il De Vulgari Eloquentia, scritto interamente in latino in cui spiega come scrivere un opera in lingua Volgare e fu dunque aperta ona questione molto importante, ovvero su come il volgare potesse sostituire il latino. Questa opera sarebbe dovuta essere divisa in quattro libri, ma Dante la scrisse fino al secondo libro si pensa per iniziare a scrivere un’opera maggiore, la più grande in assoluto di tutta la sua produzione letteraria: la Divina Commedia.

Influenzata profondamente dalla letteratura classica, la Divina Commedia è un’Opera allegorica (ovvero simbolica) divisa in tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso, divisi a loro volta in trentatré canti. È scritta in versi ed è un viaggio spirituale che Dante compie all’interno della sua vita, delle sue opere e del suo sentimento religioso dove sarà accompagnato dall’Inferno al Purgatorio da Virgilio, successivamente da Beatrice. La lingua è il Volgare fiorentino, ma va complicandosi man mano che Dante prosegue il suo viaggio dall’Inferno, dove viene adottato un linguaggio facilmente comprensibile, al Paradiso, dove il linguaggio è elegante e molto lontano da quello colloquiale. Dante la chiamò inizialmente "Commedi", ma tanti anni dopo, quando Giovanni Boccaccio la lesse, la trovò talmente tanto elaborata e significativa che la definì "Divina".

Altrettanto importante è il Convivio, che Dante scrive in Volgare e dà sfogo a tutte le amarezze che ha subito durante l’esilio con lo scopo di ricordare ai governanti della sua epoche che a contare sono la sapienza, la filosofia e i valori morali. Segue il De Monarchia, anche questo come il De Vulgari Eloquentia scritto il latino, dove Dante affronta un tema fortemente politico, in cui dice che per governare e mantenere la pace, è necessaria una monarchia che rifletta i precetti di Dio.

Abbiamo infine le Rime, che Dante non include nella Vita Nova e dove affronta tutti i temi più importanti della sua vita, quali l’amore, la filosofia e la politica.


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