Vita
Dante Alighieri è stato
uno scrittore, politico, filosofo, ma soprattutto poeta italiano, considerato
uno tra i più grandi a livello internazionale, se non forse il più grande in
assoluto. Nato a Firenze nel 1265 (probabilmente tra il 29 maggio e il 30) da
una famiglia d’antiche origini nobili, ormai decaduta, più precisamente da Alighiero
degli Alighieri e da Bella degli Abati, trascorse l’infanzia e l’adolescenza
nel capoluogo toscano, dove imparò i concetti base del latino.
Sfortunatamente, a soli
diciassette anni circa perse il padre e per un po’ di tempo dovette occuparsi
degli affari di famiglia e poco dopo morì anche la madre.
Intorno al 1287 o forse
anche qualche anno prima, Alighieri studiò grammatica e filosofia presso i
francescani della S. Croce di Bologna, mentre due anni dopo tornò in Toscana
dove ricoprì la carica militare nella cavalleria alla Battaglia di Campaldino.
È importante precisare
che, intorno ai diciotto anni, compose il suo primo sonetto dedicato ad una
donna della quale si era invaghito, si tratta di Beatrice di Folco Portinari,
sposata a Simone de’ Bardi e morta molto giovane l'8 giugno 1290. Da allora
Dante dedicherà gran parte delle sue opere letterarie a lei, in quanto fu
sempre innamorato di lei. Secondo la Vita Nova, il primo incontro con
Beatrice risale al 1274.
A vent’anni sposò Gemma
Donati, anch’ella di nobili origini, dalla quale ebbe quattro figli: Jacopo,
Pietro, Giovanni e Antonia.
Durante la guerra
fiorentina tra Guelfi e Ghibellini, tra i Guelfi si crearono delle asperità e
si divisero in Guelfi bianchi e Guelfi neri. Dante si schierò dalla parte dei
bianchi che cercano di difendere l'indipendenza della città opponendosi alle
tendenze egemoniche di Bonifacio VIII. Nel 1300 Dante fu eletto tra i sei Priori
di Firenze, l’anno successivo, con la prevalenza dei Guelfi neri, fu costretto
a recarsi a Roma dal Papa Bonifacio VIII accusato di corruzione e condannato al
boia; allora Dante, per non abbassarsi al suo volere, viene esiliato, lascia
Firenze e si trasferisce a Ravenna nel 1304, dove trascorrerà il resto della
sua vita, non riuscendo mai più a rientrare nella sua città natìa. Qui morirà
nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.
Produzione
letteraria
Gli scritti di Dante sono
molto vari nel linguaggio, perché egli colloca le sue opere in diversi ambiti
letterari e anche di formalità in base a quello che scrive e per chi lo scrive.
Molte opere sono scritte in lingua Volgare, ovvero una lingua comprensibile al
popolo, mentre altre sono in latino
Il pensiero di Dante è fortemente
influenzato dal suo amore per Beatrice, per la quale compone nel 1295 la Vita
Nova, una raccolta di poesie scritte tra il 1293 e il 1295, dedicata alla donna
a lungo desiderata dal Poeta, ma mai avuta accanto a sé. Dante infatti la loda
come se fosse un angelo e la felicità, per lui, consiste nell’amore che si dona
altrui.
Intorno al 1304-1306
Dante compone il De Vulgari Eloquentia, scritto interamente in latino in
cui spiega come scrivere un opera in lingua Volgare e fu dunque aperta ona
questione molto importante, ovvero su come il volgare potesse sostituire il
latino. Questa opera sarebbe dovuta essere divisa in quattro libri, ma Dante la
scrisse fino al secondo libro si pensa per iniziare a scrivere un’opera
maggiore, la più grande in assoluto di tutta la sua produzione letteraria: la
Divina Commedia.
Influenzata profondamente
dalla letteratura classica, la Divina Commedia è un’Opera allegorica (ovvero
simbolica) divisa in tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso, divisi a
loro volta in trentatré canti. È scritta in versi ed è un viaggio spirituale che Dante
compie all’interno della sua vita, delle sue opere e del
suo sentimento religioso dove sarà accompagnato dall’Inferno al Purgatorio da
Virgilio, successivamente da Beatrice. La lingua è il Volgare fiorentino, ma va
complicandosi man mano che Dante prosegue il suo viaggio dall’Inferno, dove
viene adottato un linguaggio facilmente comprensibile, al Paradiso, dove il
linguaggio è elegante e molto lontano da quello colloquiale. Dante la chiamò inizialmente "Commedi", ma tanti anni dopo, quando Giovanni Boccaccio la lesse, la trovò talmente tanto elaborata e significativa che la definì "Divina".
Altrettanto importante è
il Convivio, che Dante scrive in Volgare e dà sfogo a tutte le amarezze
che ha subito durante l’esilio con lo scopo di ricordare ai governanti della
sua epoche che a contare sono la sapienza, la filosofia e i valori morali.
Segue il De Monarchia, anche questo come il De Vulgari Eloquentia scritto
il latino, dove Dante affronta un tema fortemente politico, in cui dice che per
governare e mantenere la pace, è necessaria una monarchia che rifletta i
precetti di Dio.
Abbiamo infine le Rime,
che Dante non include nella Vita Nova e dove affronta tutti i temi più
importanti della sua vita, quali l’amore, la filosofia e la politica.
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