“Se abbiamo un’anima,
dobbiamo prendercene cura. Puoi credere o meno, coltivare la tua spiritualità o
trascurarla. Io credo che, nel dubbio, prendersi cura di sé sia un atto di
amore. Quando lo facciamo apriamo le porte del nostro cuore. Lui sa esattamente
cosa è giusto per noi…”
“La bambina che voleva amare” di
Adele Oriana Orlando è uno di quei libri
che arriva dritto al cuore, che graffia e fa male.
La storia di Alice non può
lasciare indifferenti o non far riflettere su come la vita possa essere
difficile e riesca, talvolta, ad accanirsi.
La vita con Alice si era
accanita prima ancora della sua nascita: una madre anaffettiva, con lei ipercritica
e crudele, che ha lavorato tutta la vita per demolire l’autostima della figlia,
ritenendola inadeguata. Troppo grassa, insignificante, poco intelligente.
Un padre e una nonna affettuosi,
ma tutto sommato incapaci di opporsi alla madre della bambina.
La scuola, luogo che dovrebbe
essere di condivisione e di socializzazione, è stata per Alice un tormento perché
è stata vittima di bullismo. Derisa e
presa di mira dal banco, come purtroppo accade nella realtà.
L’unica certezza di Alice era la
sua amica Anna, un porto sicuro, una casa dove rifugiarsi nei momenti di
maggiore disperazione, un’isola felice nella sua esistenza triste e dolorosa.
La famiglia di Anna è stata per Alice un faro nella tempesta che le ha saputo
dare quell’amore e quel calore che avrebbe dovuto darle la madre, che invece
era il nemico da scansare o da combattere.
Alice è stata una bambina sola e
un’adolescente infelice e allo sbando, soprattutto in seguito alle delusioni in
amore e a un grave episodio di violenza sulla sua persona.
Il dolore cambia, trasforma. Il
dolore le fa costruire una scudo per non soffrire più.
Alice però è stata destinata a
soffrire ancora, soprattutto quando la vita la priverà dei suoi affetti stabili
e quando dal passato salterà fuori un segreto sconvolgente.
Nemmeno l’amore, quello vero,
incontrato nel corso della sua accidentata esistenza, la potrà salvare. Il troppo
dolore avrà la meglio e il baratro della depressione e degli attacchi di panico
la inghiottiranno.
A quel punto, Alice ha potuto
solo risalire.
In che modo? Affidandosi a figure
e centri esperti che l’hanno guidata nel suo percorso di guarigione. Un
percorso di dieci mesi durante il quale Alice ha imparato a perdonare e a
perdonarsi, a vivere senza rabbia e senza rancore, a fare pace con il passato e
ad apprezzare il suo presente che è ricco di cose belle perché pieno d’amore.
Una storia di dolore, d’amore, d’amicizia
e di seconde possibilità.
Recensione a cura di Silvia M.
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