domenica 24 dicembre 2023

Racconti della tradizione natalizia: Marco Polo e i Re Magi

 

Buon pomeriggio a tutti! L’attesa è quasi finita e domani sarà finalmente il giorno di Natale. Per questa occasione, quindi, voglio condividere con voi un racconto tratto dalla mia attuale lettura: “Il Milione” di Marco Polo.

Come già sappiamo, Marco Polo nasce nel 1254 a Venezia per poi partire, a soli diciassette anni, con il padre e lo zio alla volta dell’Estremo Oriente, per esattezza in Cina, dove diviene uomo di fiducia dell’imperatore. Il libro è un vero e proprio viaggio che attraversa per intero il Continente Asiatico e si articola in descrizioni di luoghi e regni e racconti di leggende dell’antichità. Una di queste storie riguarda proprio i Re Magi (Capitoli XXXI-XXXII):

«In Persia è la città Sava, dalla quale partirono i Re Magi quando andarono ad adorare Gesù Cristo. […] Si chiamavano Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. A molti cittadini messer Marco domandò di quei Re Magi ma nessuno seppe rispondergli: dicevano che erano tre sepolti lì da molto tempo. Ma poi riuscì a sapere cose che vi dirò subito. A tre giorni di cammino da Sava egli trovò un borgo chiamato Cala Ataperistan che vuol dire castello degli adoratori di fuoco. Nome veritiero perché gli abitanti di questa terra adorano il fuoco. E spiegano così perché lo adorano. Raccontano quelli del luogo che tanto tempo fa tre re della loro regione andarono a visitare un profeta nato da poco; e portarono con loro tre offerte, oro, incenso, mirra, per poter riconoscere se quel profeta era Dio, re o sapiente. […] Lo adorarono e gli offrirono oro, incenso e mirra e il bambino prese tutte e tre le offerte; poi dette loro un bossolo chiuso. E i tre partirono per ritornare ai loro paesi.

«Quando ebbero cavalcato per diverse giornate dissero che volevano vedere il dono del bambino. Aprirono il bossolo e trovarono dentro una pietra. Si fecero gran meraviglia di questo dono e ragionarono a lungo su cosa potesse significare. Il bambino aveva dato loro la pietra intendendo dire che dovessero essere fermi come pietra nella loro fede che avevano intravisto. Infatti, quando i tre re avevano visto che il bambino aveva preso tutte e tre le loro offerte, avevano concluso che egli era Dio, re e sapiente; e il bambino, sapendo che nei re era nata la fede, aveva dato la pietra significando che restassero fermi e costanti in ciò che avevano creduto. Ma i tre re, non essendo riusciti a capire bene il significato di quel dono, presero la pietra e la gettarono in un pozzo; e appena ebbero gettato la pietra, scese dal cielo un fuoco ardente e calò dritto sul pozzo. A vedere il prodigio i tre rimasero addirittura stupefatti e si rammaricarono per aver gettato via la pietra; avevano capito che quello era un grande e mirabile segno. Così presero di quel fuoco e lo portarono al loro paese per custodirlo in una chiesa bella e ricca dove da allora arde perennemente, adorato come un Dio».

(Adorazione dei Re Magi, 1519, Matteo Cardisco)

Il brano che ci viene riportato spiega chiaramente la simbologia dei doni che i Magi offrirono al bambinello e ne esplicita anche il significato. L’oro si collega analogicamente alla figura del re, l’incenso a quella di un Dio e la mirra a quella di un sapiente.

Inoltre Marco Polo scrive anche una parte poco conosciuta, probabilmente omessa dalle Sacre Scritture, che riguarda il dono che il fanciullo diede ai Magi per ricambiare: ovvero una pietra, in simbolo di fermezza nella fede che avevano appena conosciuto.

Ovviamente non bisogna confondere il racconto di Polo con quello Biblico, i quali differiscono sotto due punti di vista; infatti, Marco Polo racconta la vicenda sia da un punto di vista storico che geografico (vista la descrizione del territorio di provenienza dei re, inoltre è omessa la parte riguardante la stella cometa che viene invece nominata nella narrazione biblica), mentre la Bibbia racconta tutto da un punto di vista religioso, evidenziando il fenomeno della nascita di una nuova corrente religiosa dalla vista della fiamma ardente.

Tuttavia, anche nel brano de “Il Milione” non mancano riferimenti a carattere religioso, ad esempio il fuoco simboleggia la fede, esattamente come nella tradizione cristiana, e spiega perché i persiani, in antichità, adorassero il fuoco.

Personalmente penso anche che Marco Polo, avendo visitato quelle terre direttamente, avesse notizie più affidabili circa il territorio e le usanze caratteristiche di quel popolo.

Nessun commento:

Posta un commento