sabato 12 novembre 2022

Recensione: "L’urlo della sirena" di Maria Enea

 


L’urlo della sirena, l’ultimo romance storico di Maria Enea, è un libro che ho apprezzato sin dalle prime pagine.

In una Palermo devastata e distrutta dai bombardamenti del 1943, la giovanissima Cristina, di appena dodici anni, reduce da una poliomielite, che l’ha lasciata claudicante, ci racconta la guerra e i bombardamenti vissuti con gli occhi di una bambina, il terrore e la paura provati dentro ai bunker, lo strazio per la perdita della bella casa, in un quartiere vivo come quello di Ballarò, e il conseguente trasferimento in campagna a casa di nonna Mela con la madre e i fratelli, mentre il padre rimane in città a sorvegliare i pochi averi e a tentare di trovare uno straccio di lavoro.

Un racconto intenso e toccante quello della bambina, costretta a interrompere quella che era la sua vita fatta di una normale quotidianità: la scuola, gli amici, la mamma che sfaccendava in casa o che dava da mangiare a Pinuccia, la sorellina neonata nel salotto con i tetti a botte affrescati.

La guerra spazza via tutto, semina morte, distruzione, terrore e angoscia.

La prima perdita importante sarà quella della zia, madre dell’adorata cugina Franca, amica e compagna di giochi.

La povertà si toccava con mani, non c’era da mangiare né vestiti e pure cercare il cibo alla borsa nera poteva condurre alla morte, come era stato per la zia.

Nella disperazione del momento, in preda alla fame e alla povertà più profonda, Franca e Cristina conoscono in campagna la figlia dei marchesi, Laura Betalli, una ragazzina gentile e garbata, bisognosa della compagnia di coetanee.

La vita di Cristina e poi quella di Franca sarà segnata dall’incontro con la famiglia Betalli che le prenderà sotto la loro ala protettiva durante gli anni tristi e difficili della guerra. Aprirà loro le porte di casa, darà loro vestiti, cibo, affetto, un’istruzione. Insieme ascolteranno le notizie comunicate da Radio Londra, che si doveva ascoltare con assoluto riserbo.

Non saranno per Cristina anni semplici, anzi saranno anni molto dolorosi e purtroppo, oltre alle atrocità della guerra, subirà un dolore troppo grande che la segnerà a vita.

In questo suo dolore, Franca e la giovane Betalli le saranno sempre accanto.

L’arrivo degli americani che vengono accolti festosamente dalla popolazione perché visti come liberatori dal regime nazifascista, offre lo spunto per aprire una tra le parentesi rosa del libro, quello dell’amore tra un ufficiale americano e la giovane Betalli.

L’amore può nascere anche durante la guerra, può fiorire in mezzo a ciò che è arido ed è sempre più forte di tutto.

Anche Cristina conoscerà i primi battiti del cuore, il viso che diventa paonazzo al solo pensiero di un lui che non vi rivelo, complice la tradizione della pigiatura a piedi scalzi nella casena dei Betalli a Poggioreale dove la famiglia era stata costretta a trasferirsi.

Finita la guerra si contano i danni e i morti.

Cristina, Franca e Laura sono cresciute velocemente e cercano di riprendere la loro vita.

Gli anni passano ma la loro amicizia continua. Franca e Cristina continueranno a sostenersi come sorelle, con Laura si sentiranno meno. L’ambiente in cui vivono è molto diverso. Cristina e Franca vengono da un ambiente semplice e poco istruito, Laura è la figlia dei marchesi e ha una vita costellata di feste, incontri, ricevimenti, ma non dimentica né Franca né Cristina perché con loro ha condiviso un momento fondamentale della sua vita e perché loro, oltre ai genitori, sono le uniche depositarie di un suo grande segreto.

Un libro avvincente, molto ben scritto. Un editing perfetto, una scrittura lineare. Ricerca storica, contestualizzazione degli eventi, una Palermo descritta con grande passione e partecipazione e qualche accenno al mare di Mondello fanno di questo libro un vero gioiellino del quale consiglio la lettura.

Recensione a cura di Silvia.



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