mercoledì 26 aprile 2023

[Recensione] "Da qualche parte in Toscana" di Filippo Tofani

 

A Meg Sanders, professoressa di Storia dell’Arte dell’Università di New York, si prospetta la possibilità di insegnare per qualche periodo in Italia, in Toscana, per sostituire una collega che si è fatta male.

L’offerta della cattedra rappresenta per la giovane e bella insegnante la soluzione a tanti problemi, non solo economici, visto che la sua cattedra sarà presto cancellata nell’università newyorkese, ma soprattutto l’aiuterà a cambiare aria dopo la fine della sua storia d’amore.

Quindi, senza pensarci tanto, Meg farà le valigie e inizierà la sua nuova avventura in Italia, destinazione Siena.

L’arrivo in Italia le riserverà già da subito le prime sorprese. Tra strani incontri lungo la strada, percorsi incerti per raggiungere la meta e un guasto alla sua auto presa a noleggio, Meg si imbatte, quasi per caso in Mario, un ragazzo della zona che si offre di darle una mano e di ospitarla nella sua cascina, dove vive con il padre e la madre.

L’incontro tra Meg e il la famiglia di Mario è coinvolgente ed esilarante. Se siete stati in Toscana, e ne conoscete il dialetto, vi sembrerà di ritornarci, perché l’autore scrive in dialetto toscano i dialoghi tra Mario e i suoi familiari.

Meg assiste divertita a quei dialoghi, confortata da quella famiglia che le offre affetto, accoglienza, un pasto e una stanza in cui dormire, visto che la sua auto si era fermata in aperta campagna.

Da quell’incontro fortuito nascerà tra Meg e Mario un’amicizia che diventerà occasione di scambio culturale e di dialogo, trasformandosi lentamente in qualcosa di più.

Tuttavia, ci sono dei problemi: Meg prima o poi dovrà rientrare a casa e Mario è troppo timido per rivelarle ciò che prova.

 


«Buonanotte, Mario! Grazie di tutto!» Gli diede un bacio sulla guancia e chiuse la porta della stanza lasciandolo lì impalato sul pianerottolo in compagnia di Spartaco che lo guardava.

Mario si voltò verso il cane che lo puntava con compassione.

«E che tu voi te? E un mi guardà così!»

Il cane si limitò a mugolare e a dargli una zampata.

«E lo so! Lo so! Sono una fava!» E, dette quelle parole, se ne andò in camera sua.

 


Decidere se mettere a nudo o meno i sentimenti è una scelta travagliata, ma qualche volta è l’unica cosa da fare.

Mario sa bene che se Meg partirà senza conoscere ciò che lui prova, forse perderà la sua unica occasione di rivelarle il suo amore.

E Meg, cosa prova per il giovane e bel senese?

Sarà felice di tornare a casa, a New York?

Il romanzo è arricchito dalle descrizioni delle bellezze storiche e architettoniche di Siena che, sebbene talvolta rallentino il ritmo narrativo, quasi fossero una storia nella storia, sono tuttavia gradevoli per chi apprezza la storia dell’arte e desidera apprendere qualcosa di nuovo e di diverso sulla bellezza di Siena.

Ho apprezzato la descrizione dei vini e delle uve toscane.

Mario è infatti un imprenditore vitivinicolo e ciò offe la possibilità all’autore di descrivere nel dettaglio quali siano i presupposti, per esempio, perché un Chianti si possa chiamare tale.

In ogni pagina si avverte l’attaccamento dell’autore alla sua terra, che in questo libro ne fa quasi un omaggio.


La lunga strada dritta passava per la campagna toscana, e già da lì i primi campi di girasoli, di papaveri e gli alti cipressi le diedero il benvenuto in quella terra baciata da Dio. Meg guidava spensierata ammirando i bellissimi paesaggi che poco a poco dalla pianura stavano diventando dolci colline di olive e vigne.


Recensione a cura di Silvia.



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