Con il libro di Lucia
Spinella, ho avuto la sensazione di essere seduta in un cinema all’aperto,
un’arena, e di assistere alla proiezione di un film.
Il cortile di Nenè
racconta prima di tutto come si vive in un tipico cortile dell’entroterra
siciliano, dove tutti si conoscono e dove, praticamente, non esistono i
segreti.
Mi sembra di essere tornata
indietro nel tempo a quando, da bambina, mi sedevo davanti la porta di casa
della nonna, che viveva in un cortile.
I personaggi descritti
dall’autrice sono tutti talmente ben caratterizzati da sembrare veri.
Nenè è la donna anziana,
istruita, saggia e altruista, sempre pronta ad aiutare, capace di dare consigli
appropriati e parole di conforto; Ciccina è invece l’esperta di gossip del
cortile; Simone il brigadiere venuto dal nord in Sicilia; Sarina, la dolcissima
ragazza che è costretta a lasciare gli studi perché ha bisogno di lavorare, ma
che Nenè prenderà sotto la sua ala protettiva amandola come una figlia e agendo
sempre per il suo bene.
E poi c’è la figura di
paese, il personaggio strano nei modi di fare e di vestire, la chiesa e il
parroco, e le famiglie con le loro storie, tutte diverse.
Il libro però non è solo
questo: l’autrice è riuscita a intrecciare una trama romance a un giallo, che a
tratti diventa noir.
Il cortile di Nenè ha
lo stile dei gialli di Camilleri dedicati a Montalbano, non solo per le vicende
narrate, ma anche per quel dialetto siciliano, tipico delle zone
dell’entroterra agrigentino, con cui si svolgono gran parte dei dialoghi. Botte
e risposte serrate così da dare l’impressione di trovarsi veramente nel salotto
della Zà Nenè a bere un caffè e, tra una chiacchiera e l’altra sui fatti
inspiegabili che accadono in paese, ci si trova a constatare che un cucchiaino
di zucchero in più renderebbe quel caffè meno amaro.
Bello nella sua semplicità,
schietto, diretto, di pancia.
Recensione a cura di Silvia.
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