venerdì 30 giugno 2023

[Recensione]"L'ultimo Rais di Favignana" di Massimiliano Scudeletti

 

"Non decide il sangue, ma la proprietà e la speranza di risultati."

“L’ultimo Rais di Favignana” di Massimiliano Scudeletti è un romanzo storico che racconta la storia di Gioacchino Cataldo, l’ultimo capo dell’iconica tonnara di Favignana, eretta da Vincenzo Florio Senior, che conferì un’immagine di ricchezza all’omonima isola e finì per diventare il teatro di un fenomeno leggendario e ammirato in tutto il mondo.

Il Rais era colui che dirigeva la tonnara e comandava i tonnaroti durante la pesca del tonno. È una parola di derivazione araba che si traduce letteralmente come “capo”.

Il ruolo del Rais era senza ombra di dubbio la chiave della tonnara, quel meccanismo che muoveva tutta l’attività. Era anche un ruolo faticoso, gravoso, sudato, dove quel che contava era organizzare una mattanza che desse risultati prosperi e abbondanti.

Gioacchino non ottenne il Raissato per discendenza o per eredità (com’era comune all’epoca), ma per il suo impegno, poiché fu acclamato dai suoi pari dopo le dimissioni del precedente Salvatore Spataro.

Del resto, se a Favignana non si viveva di tonno, si viveva di tufo. Infatti, un’altra delle attività più sviluppate era la cava, che portava a un destino molto più travagliato e del tutto invivibile.

La strada che portò Gioacchino al comando della tonnara, però, non fu sempre costante, ma fu interrotta dalla leva militare e dalla sua successiva emigrazione in Germania, dove sperò di trovare un mondo più sviluppato, per poi tornare nella sua isoletta natìa, a cui era rimasto molto legato.

Nonostante nel 2007 vi fu l’ultima pesca che si concluse con pochi e piccoli tonni presi, la mattanza è divenuta uno dei fenomeni più caratteristici e conosciuti della Sicilia che ha costituito un pezzo di storia famosa in tutto il mondo.

Il romanzo è scritto a POV alternati, ovvero dal punto di vista di Cataldo e dell’autore, il quale descrive la figura del Rais come se fosse un mito greco in epoca moderna; a causa della sua statura e della sua forza, infatti, viene paragonato al guerriero Acheo Aiace.

Il Rais, invece, non pensa di essere un mito o una leggenda, ma si identifica semplicemente come un lavoratore al pari degli altri.

L’autore nutre una grande stima verso Giocchino Cataldo, non solo per le sue conoscenze sul tonno e sulla mattanza, per l’impegno e la passione nel suo lavoro, ma anche per la caparbietà nel tenere la tonnara più viva possibile, nonostante la progressiva diminuzione dei tonni e la concorrenza di altre tonnare e produttori dell’estero.

Una volta che fu chiusa la tonnara, la storia, però, ebbe un seguito. I Rais finirono, i tonni no e tutt’oggi la tonnara si erge ancora imponente sull’isola a raccontare questa storia a tutti coloro che la visiteranno.

Il libro è riuscito a prendermi totalmente. Leggendo, mi è sembrato di trovarmi sull’isola di Favignana, ad assistere alla pesca dei tonni e a camminare tra le stanze dello stabilimento Florio. La tecnica dei POV alternati mi ha anche aiutata a conoscere il pensiero del Rais e le sue considerazioni riguardo il futuro incerto della tonnara.

L’autore riesce a interpretare particolarmente bene il pensiero di Cataldo, rendendo il personaggio vivo e pulsante.



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