giovedì 10 agosto 2023

[Recensione] "La casa sull'argine" di Daniela Raimondi

 

La casa sull’argine racconta le vicende di una stirpe, quella dei Casadio, nata dall’incontro e dall’unione tra Giacomo Casadio e la zingara Viollca.

Da quel momento Viollca sarà rinnegata dalla sua famiglia per aver sposato un uomo bianco e la generazione a seguire dei Casadio presenterà tratti somatici e caratteri misti.

I figli, i nipoti e i figli dei nipoti avranno o i capelli e gli occhi neri, con caratteri razionali e concreti, oppure avranno gli occhi chiari, penetranti, e l’animo dei sognatori, con spiccate vene artistiche.

Fatta questa premessa, il libro dà spazio a un vasto arco temporale raccontando le vicende dei discendenti di Giacomo e Viollca, che di quell’antenata, alcuni di loro, non avevano solo i tratti somatici e gli aspetti del carattere, ma sembrava pesare sul loro destino una profezia che la zingara aveva letto con i tarocchi.

Una profezia che va oltre il trascorrere del tempo, degli anni, delle guerre.

I personaggi sono davvero tanti, mi viene da dire troppi.

Infatti, nonostante la storia sia avvincente, è facile perdere il filo della trama, a causa dei tanti nomi, delle generazioni che si susseguono. La famiglia Casadio inizia con Giacomo e Viollca e vivrà attraverso Dollaro, il figlio, che sposandosi avrà un figlio, il quale si sposerà a sua volta e avrà altri figli che si sposeranno e ne avranno ancora altri e così via. Fino ad arrivare ai nostri giorni.

Ogni personaggio ha una vita intensa, spesso travagliata, costellata da momenti molto dolorosi, perdite soprattutto, perché su tutti pende la profezia dell’ava gitana.

Le storie dei singoli personaggi servono ad aprire un finestra sugli eventi storici che hanno caratterizzato l’Italia, come le guerre mondiali, le crisi economiche, la rivoluzione degli anni ’60, il ’68 e il movimento studentesco, l’eterna lotta politica tra destra e sinistra, con tutti gli estremismi.

La narrazione degli eventi della famiglia Casadio si intreccia alla storia reale, la trama si perde e improvvisamente sembra di leggere un testo didascalico, con conseguente rallentamento del ritmo narrativo.

Alcuni personaggi hanno un ruolo centrale e ritornano spesso nella narrazione, sono protagonisti attivi con le loro vicende, hanno un carattere forte e hanno un peso nella storia.

Altri sono appena accennati e marginali. Per esempio la figlia di Adele. Si dice che era una ribelle, che sembrava avesse velleità artistiche, scarsa capacità di amministrare l’immenso patrimonio lasciatole dal padre. E poi? Cosa ne è stato della sua vita? Perché non era legata né al padre né alla madre?

Comunque, è un romance storico ben scritto che ci fa conoscere le vicende di un’Italia che cambia.

Recensione a cura di Silvia.

⭐⭐⭐⭐

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