“Leonardo: il genio del Rinascimento” è un saggio storico di
Alberto Angela, che racconta la storia di Leonardo Da Vinci, un uomo brillante,
dai mille volti che, nella sua lunga vita, ebbe l’opportunità di cimentarsi nei
più svariati ambiti di ricerca dall’arte alle scienze, che superò quelli che
allora erano considerati i confini del possibile per lasciare in eredità all’umanità
un patrimonio ricco di nuove scoperte e invenzioni.
Fin dalle prime pagine, Alberto Angela, con il suo
immancabile entusiasmo, ci presenta Leonardo come un pittore, ingegnere,
inventore, architetto, scultore, anatomista, musicista, scenografo e perfino
party-planner! Un uomo dotato di un incredibile intelligenza che riuscì a
mostrare nelle sue innumerevoli opere o a celare nei codici che ci sono pervenuti,
nei quali emergono molti aneddoti sulla sua personalità poliedrica e sulla sua
vita.
Questo saggio racconta ogni aspetto della vita di Leonardo Da
Vinci: partendo, infatti, dall’infanzia di un bimbo nato da un’unione
illegittima (tra un ricco notaio e un’umile contadina) fino ai primi anni della
sua formazione artistica nella prestigiosa bottega di Andrea Verrocchio a
Firenze. Pare che il piccolo Leonardo avesse già sperimentato l’arte della
pittura nel Battesimo di Cristo (Firenze 1475-1478), in cui gli viene
attribuita la rappresentazione di un angioletto. Si dice perfino che Leonardo,
ad un certo punto sia riuscito a superare il suo Maestro con la raffigurazione
dell’angelo, e che pertanto Verrocchio, umiliato, mise momentaneamente da parte
la pittura per dedicarsi alla scultura.
Alla bottega del Verrocchio Leonardo studia anche la prospettiva,
il contrasto chiaro-scuro e le sfumature dei colori. Durante i suoi anni
fiorentini, il giovane sperimenta anche le caricature e l’autoritratto.
La vita di Leonardo, però, non è semplice: a causa della sua
figura nota e ingombrante e di varie accuse ricevute nel corso degli anni (quali
la sodomia e la stregoneria, per i suoi studi anatomici) è costretto a
spostarsi più volte.
Il Genio, tuttavia, riesce a trovare un posto di rilievo presso
la corte degli Sforza, per i quali progetta delle macchine da guerra del tutto
innovative, che disegna nei suoi appunti sparsi.
È proprio questa una delle caratteristiche più importanti
della produzione leonardesca: da un genio come Leonardo, potremmo aspettarci
interi trattati in cui avrebbe potuto scrivere le sue scoperte, tuttavia sembra
che Leonardo buttasse giù le sue idee con la sua calligrafia speculare su fogli
sparsi pieni di immagini e rappresentazioni realistiche, a cui dava un posto di
rilievo nella sua ricerca.
Il libro, inoltre, esplora anche altri aspetti meno noti
della vita di Leonardo, ma comunque affascinanti. Rivela infatti, molte curiosità
sui suoi dipinti (molti dei quali potrebbero contenere indizi nascosti), sui
suoi appunti (in alcuni dei quali, si evince che probabilmente volesse recuperare
i rapporti con la madre, Caterina) e su alcune sue opere andate perdute, come
la Battaglia di Anghiari nella Sala dei Cinquecento presso Palazzo Vecchio, a
Firenze.
Il saggio, inoltre, è arricchito da moltissime foto e
illustrazioni che riescono ad avvicinare maggiormente il lettore alla vita del
più grande Uomo mai vissuto. Una lettura interessante e appassionante che vi
terrà incollati alle pagine.
Pochi uomini hanno rappresentato lo spirito del tempo come Leonardo da Vinci. Dotato di “vorace curiosità” e di un’intelligenza fuori del comune è stato un autentico fuoriclasse della storia del pensiero umano. E come tale ce lo descrive Alberto Angela, con il suo consueto stile narrativo che abbraccia tutti i saperi umani. Perché tale è stato Leonardo da Vinci. Fu, infatti, “un pittore, un ingegnere, un inventore” oltre che “architetto, scultore, anatomista, musicista, scenografo” e organizzatore di feste di intrattenimento. L’interesse spasmodico per la natura è dovuto anche alle tante giornate trascorse in campagna nell’infanzia che lo portarono ad occuparsi perfino dei fossili. Da autentico “homo faber” che mira a costruirsi il proprio avvenire Leonardo non esita a confezionare un curriculum ante litteram per autocandidarsi presso gli Sforza, a Milano. E qui Angela ha il merito di non fare di Leonardo una sorta di santino da adorare a tutti i costi: nella sua “lettera di presentazione” il genio vinciano promette, vantandosi anche delle sue scoperte, di risolvere ai Signori di Milano i loro problemi sul campo di battaglia, qualora venga assunto. Leonardo da Vinci fu anche un guerrafondaio, uno che si ingegnava ad ammazzare quanti più nemici possibili e che si vendeva al miglior offerente nel pieno rispetto del turbolento Rinascimento italiano, che non è stato solo luccichii architettonici e arditezze artistiche. Angela non lo dice esplicitamente ma ce lo fa capire con la devozione e l’assoluzione preventiva che si deve al genio. Leonardo non ebbe una vita facile. Figlio illegittimo di un riccone, dovette suo malgrado entrare nel girone dei dannati della burocrazia dell’epoca per difendere i suoi diritti ereditari dalle mire escludenti dei fratellastri. A parte lo zio, la sua famiglia non si interessò mai molto a lui. Poteva contare solo su se stesso. Un mare di iniziative e progetti porta il più delle volte a lasciare per strada le une e gli altri. Così fu anche per Leonardo. Basti pensare al cavallo “nell’ingresso dell’ippodromo di Milano”, lasciato “incompiuto”. Angela ci riconsegna un Leonardo dalla vita tumultuosa, più che scapigliata alla Caravaggio. Ma, altresì, un Leonardo sognatore, di un sogno chiamato volo. L’homo faber, che avrà negli ultimi anni paralizzata la mano destra per un maledetto ictus, si congederà dal mondo con la famosa equazione: “giornata bene spesa dà lieto dormire” e “vita bene usata dà lieto morire”. Il fascino di una figura come Leonardo aumenta esponenzialmente con i misteri che avvolgono la sua vicenda artistica e umana. Uno di questi, ce lo ricorda l’autore, è legato all’affresco dalla Battaglia di Anghiari. Si sa che c’è ma non si sa dov’è stato col localmente posto. Ma Leonardo, oltre che suscitatore di problemi per gli storici, ne risolse parecchi durante la sua non comune vita. Basti pensare ai lavori di costruzione del Duomo di Milano e alla loro impasse all’arrivo degli Sforza nella città meneghina. In questa città l’architetto e l’inventore Leonardo si mescolarono spesso e volentieri con il Leonardo vignaiolo, così come il pittore incontrò sovente l’anatomista. In ultima analisi, Angela riconosce a Leonardo la capacità e la volontà di superare la parcellizzazione del sapere, che deve essere sempre “universale”, in vista della risoluzione di problemi pratici. E così l’anatomista diventa anche proficuamente dietista nel famoso Codice Atlantico. Una figura affascinante in un Rinascimento violento e instabile, dove il potere politico in Italia era soggetto agli umori, alle virtù guerriere e ai vizi delle varie famiglie altolocate che si succedevano nel controllo delle principali città (Roma, Milano, Firenze, Napoli, Genova, ecc.), come faranno secoli dopo le mafie, questa volta non più alla luce del sole. Grande Angela, grande Leonardo.
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