Bianca Piztorno ha confezionato e regalato ai lettori un romanzo verità sulla condizione della donna nell' Ottocento e per farlo ha dato voce a una sartina che è punto di osservazione e voce narrante.
La sartina è una giovane donna sola al mondo che va a lavorare a casa di famiglie benestanti per cucire, ma lei è considerata alla pari della servitù. Gli unici contatti che ha con le signore e le signorine sono solo per prendere le misure e usare le loro Singer. Fino a quando la marchesina Ester, una sua cliente, l'unica che, rompendo le convenzioni sociali, la tratta da amica e confidente, non le regala una macchina da cucire portatile.
Da quel momento la sartina potrà prendere più lavoro che è quello che le consente di vivere in modo dignitoso. Lei, giovane e sola al mondo, è in grado di mantenersi da sè e di vivere in due stanze facendo in cambio la pulizia dell'entrata dello stesso palazzo dove sono ubicate.
Andando a cucire di casa in casa, diventa un'osservatrice privilegiata di quel mondo dorato, fatto di eleganza e apparenza, di finzione e disperazione, di cose non dette, di dinamiche poco comprensibili in cui le donne sembrano attrici di un copione ben definito, burattini di un teatro in cui i burattinai sono prima i padri e poi i mariti.
E quelle donne che hanno deciso di imporsi e di vivere la propria vita senza sottostare a mariti padroni e spesso traditori oppure hanno preferito inseguire un sogno non sempre hanno avuto una vita facile e talvolta l'epilogo di certe scelte è stato tutt'altro che roseo.
La sartina osserva e fa tesoro di ciò che vede fino a quando l'amore non bussa alla sua porta e devasta la sua vita.
E sì, perchè se a innamorarsi erano due persone dello stesso certo sociale, tutto andava bene. Ma se un uomo di rango più elevato si innamorava di una sartina, la famiglia non solo non l'avrebbe permesso ma le conseguenze sarebbero state devastanti per la vita della giovane artigiana.
La famiglia non avrebbe mai accettato che il proprio figliuolo si fosse innamorato di un'operaia! Nell' Ottocento, era la donna ad aver disturbato il signorino e ad aver mirato ai suoi averi. Pertanto era una meretrice e doveva essere registrata come tale.
Una giovane donna, operaia, di umili, origini non avrebbe avuto possibilità di replicare o di difendersi e per verificare se fosse una meritrice o una donna onesta veniva sottoposta a un'infamante visita ginecologica che violava la sua stessa dignità, segnandola profondamente nel corpo e nell'anima.
A meno che...non possedesse una macchina da cucire.
"L'articolo 60 del Regolamento Cavour allora in vigore [...] recitava: "Se qualche prostituta dimostra intenzione di abbandonare il meretricio, il tenente postribolo deve tosto avvertire il direttore dell'ufficio sanitario, dal quale sarà incoraggiata ad attuare l'ideata risoluzione. [...]
Nella sentenza da lui ricordata, le autorità della nostra regione avevano autorizzato la meretrice taldeitali a farsi cancellare dai registri della Polizia per cessazione d'attività, grazie al fatto, e soltanto a quello, che possedeva una macchina da cucire."
Una storia che racconta la forza di una giovane donna, la sua dignità, la resilienza in una società patriarcale.
Recensione a cura di Silvia
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