domenica 27 marzo 2022

[Recensione] "Fairy Oak: il destino di una fata" di Elisabetta Gnone


Una nuova voce, quella dell’autrice, ci racconta la storia di Fairy Oak. Sa molte cose e moltissime ne svela, arricchendo il dipinto che ritrae il popolo della Valle di Verdepiano di dettagli assai curiosi e di nuove, inaspettate sfumature. Il nuovo romanzo di Elisabetta Gnone rivela tutti i segreti (o quasi) della comunità, buffamente assortita, che convive serenamente nel villaggio della Quercia Fatata. In questi anni all’autrice sono state rivolte tante domande e curiosità a proposito della saga, e ha pensato che un libro potesse colmare quei vuoti e risolvere quei dubbi che in tanti sentono ancora d’avere riguardo i suoi abitanti. Poiché l’autrice sa tutto di questa storia, ed è una voce fuori campo, può svelare segreti, entrare in dettagli e raccontare aneddoti e situazioni che i suoi personaggi non possono conoscere o riferire. Per esempio Elisabetta sa quando Grisam Burdock s’innamorò di Pervinca Periwinkle – il momento esatto – e quando il cuore del giovane inventore Jim Burium diede il primo balzo per la sorella di Pervinca, Vaniglia. Sa cosa pensò la fata Felì la prima volta che vide dall’alto il piccolo villaggio affacciato sul mare ed è soprattutto di lei che vi narra, del primo e dell’ultimo anno che Sefeliceleisaràdircelovorrà passò a Fairy Oak, e di quei pochi istanti in cui si compie il destino di una fata. Un destino comune a molti, come scoprirete...
 

“Il destino di una fata” è l’ultimo libro della saga di Fairy Oak, nel quale l’autrice riesce a dare, dopo tanti anni dall’esordio della saga, delle risposte alle domande che i lettori le hanno posto in merito a delle curiosità. A raccontare la storia, infatti, è l’autrice stessa che da narratore onnisciente, qual è, racconta la storia delle gemelle e della loro famiglia, del villaggio di Fairy Oak e delle fate ma in un modo molto innovativo, poiché descrive tutto secondo il suo punto di vista.

La storia parte dall’arrivo di Felì, di cui si sapeva poco dalle precedenti romanzi, invece qui l’autrice ha raccontato di un alquanto inaspettato incontro con Quercia, l’albero dal quale il villaggio prende il nome, che l’ha spaventata con il suo vocione. La narrazione continua con l’arrivo a casa Periwinkle, dove a breve nasceranno le gemelle e la fatina riceverà una calda accoglienza. Felì avrà modo di conoscere Cicero e Dalia, i futuri genitori, la strega della luce Tomelilla, potentissima e conosciutissima, ma anche dei loro cari amici, come ad esempio i Burdock ed i Pollimon, e verrà anche a conoscenza della convivenza tra magici della luce e del buio e non magici.

La fatina seguirà le gemelle in tutta la loro infanzia fino ai primi anni della loro adolescenza accompagnandole nel loro percorso scolastico e nella loro vita per quindici, intensi anni.

Ho amato molto questo libro, perché oltre ad essersi dimostrato toccante e pieno di tenerezza e nostalgia, non si è mostrato ripetitivo, ma mi ha colpito con segreti mai svelati, con racconti mai raccontati, con confidenze, personaggi ed episodi mai rivelati ai lettori. Ho infatti conosciuto personaggi di cui non ero venuta a conoscenza nei libri precedenti, che mi hanno stupita molto e ho avuto anche modo di approfondire meglio i personaggi che già conoscevo e che mi avevano appassionato nei libri precedenti. Ho avuto anche l’opportunità di conoscere meglio le fate che avevano avuto già il ruolo di crescere i ragazzi, ma stavolta ho conosciuto un lato di loro totalmente inedito, un lato nostalgico, ma speranzoso nei confronti dei ragazzi nei quali hanno posto le loro fiducie e i loro insegnamenti. In questo libro nascono nuovi amori, celati nei precedenti, altri si allontanano per ritornare e unirsi per sempre. È molto commovente la lettera che alla fine Vaniglia scrive a Felì per aggiornarla della situazione a Fairy Oak.

Ho avuto anche la fortuna di avere un erbario in edizione limitata con la descrizione dei fiori che hanno dato i nomi a molti personaggi di Fairy Oak, che ho apprezzato molto e che mi ha incuriosito profondamente.

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