Sono molte, ai giorni nostri, le testimonianze che ci hanno permesso di ricostruire il mondo eterno degli antichi greci, la loro arte e la loro architettura, la loro religione, le loro tradizioni, il loro tratto culturale e la loro linea di pensiero. Tra le molte risorse che si sono miracolosamente conservate fino ad oggi, sono state poet riportate alla luce le parole dei grandi e storici, che ci hanno permesso di tornare indietro di molti anni e scoprire usanze differenziate a seconda delle regioni della Grecia e delle colonie fondate , e allo stesso tempo sono stati resi noti i nomi di eroi, le quali personalità oscillano tra mitologia e realtà e che hanno ispirato molti autori contemporanei nello scrivere innumerevoli storie e romanzi per conservarne la memoria.È il caso di Madeline Miller, balzata al successo grazie a La canzone di Achille e Circe , oppure di Natalie Haynes con la pubblicazione di Il canto di Calliope , e anche di Hannah Lynn con Il segreto di Medusa e La vendetta degli Dei . Solo per citarne alcuni. Ma a quali fonti hanno fatto ricorso per scrivere dei libri così storicamente accurati? Cosa mantiene il legame con la Grecia antica? Proprio per rispondere a questi quesiti oggi vedremo ben cinque curiosità sull'epica e sul mito.
L'arte di cantare
La parola mito deriva dal greco Mýtos, che significa “discorso”. Allo stesso modo, anche la parola epica deriva da Épos, che significa “parola”. Prima dell'VIII secolo aC infatti l'epica non fu mai tramandata per iscritto, anzi le gesta degli eroi ed i racconti tradizionali venivano cantati, ovvero recitati in pubblico da una persona di grande cultura e autorità, ovvero l'aedo (dal verbo greco aédein=cantare). L'aedo doveva però avere una certa memoria nel sapere utilizzare tutti gli epiteti e togliere le parti (proprio per questo poteva essere chiamato anche rapsodo). L'aedo inoltre invoca la protezione di una musa prima di iniziare a cantare.I poemi possono essere recitati in pubblico oppure alle feste più ricchi, ma non possono essere privati né ricchi donne, né bambini.
La stratificazione culturale
I poemi epici non si sono mantenuti invariati per secoli e secoli, anzi ci sono stati addirittura dei cambiamenti all'interno delle storie. Ad esempio l'Iliade viene inquadrata nel periodo di dominazione micenea (1600 – 1100 aC circa), ma le innovazioni tecnologiche che vi vengono narrate si collegano al periodo successivo, ovvero ai dori. Questo processo si chiama stratificazione culturale, ed è dovuto al fatto che l'epica si è tramandata da generazione in generazione, e quindi anche tra gli aedi fino ad arrivare a cambiare alcuni dettagli all'interno dei poemi.
La metrica e l'esametro
L'aedo doveva recitare la poesia epica non come veniva letta o scritta, non rispettando gli accenti del linguaggio parlato, ma in metrica. Ciò significa che il canto assume un suo ritmo lento, pausato e solenne. Ciascun verso si misura in esametri (ex=sei; métron=misura), ciò significa che in ogni verso ci sono sei unità metriche chiamate piedi e ad ogni tre piedi si conta una pausa.
La civiltà della vergogna
La società greca è molto collettiva, qiondi le azioni di un suo membro si ripercuotono su tutti, difatti il peccato più grave che si possa commettere è la superbia (nell'Iliade è rappresentato da Agamennone) ei tre pilastri che reggono la società sono la gloria (Cléos), l'onore (timé) e la vergogna (aidòs) che ricopre anche il significato di pudore. Avere vergogna o pudore, pertanto, vuol dire sapere rispettare il proprio posto in società.
La bellezza esteriore è lo specchio della bellezza interiore
La bellezza esteriore riflette quella interiore: Secondo i poemi epici, gli eroi più belli sono anche i più buoni; è il caso di Achille che è il guerriero bello e buono per eccellenza. I greci la definivano Kalokagathìa, bellezza e bontà, derivata dalla catacresi/unione di kalòs (bello) e agathòs (buono). Al contrario la bruttezza esteriore riflette quella interiore, proprio come nel caso di Tersite.
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