domenica 7 luglio 2024

[Recensione] "La gloria e la prova: Il mio nuovo cinema paradiso 2.0" di Totò Cascio e Giorgio De Martino

 


«Se potete, non nascondete mai il vostro dolore, non vergognatevi di piangere né di chiedere aiuto, perché non è sinonimo di debolezza, viceversa è un atto di grande coraggio»

Ho comprato questo libro perché ho amato e amo profondamente il film “Nuovo Cinema Paradiso”. Ascolto spesso le colonne sonore scritte da Ennio Morricone, melodie a tratti nostalgiche, a volte struggenti ma che arrivano dritte al cuore di chi le ascolta.

Chi ha visto quel film, non può non ricordare Alfredo, l’anima del Cinema Paradiso, colui che stava in cabina tutto il giorno “a girare la manovella” della pellicola, mentre gioiva se sentiva ridere in sala.

C’era l’uomo della piazza che tutti conoscevano e di cui nessuno aveva realmente paura, la maestra che impartiva le tabelline armata di bacchetta di legno.

C’era la mamma di Totò, che viveva nel ricordo del marito, coltivando l’assurda speranza che tornasse vivo dalla campagna di Russia, salvo poi scoprire che non sarebbe più tornato e a lei sarebbe rimasta la responsabilità di crescere da sola due bambini piccoli, una femminuccia e un maschietto. Quest’ultimo era Totò, il piccolo bambino che amava il cinematografo e la cabina del Paradiso.

Quel bambino, che con il suo accento e la faccia da furbo è entrato nel cuore di tutti, è Totò Cascio, l’autore, insieme a Giorgio De Martino, di La gloria e la prova.

Totò oggi è un uomo adulto che racconta in questo libro la sua vita, ma badate! Non siamo di fronte a un libro autocelebrativo che racconta solo successi e uno straordinaria carriera. Niente di tutto ciò. Siamo davanti alla lettura di una sorta di diario intimo in cui Totò apre il suo cuore al lettore e racconta la sua straordinaria vita costellata da grandi successi cinematografici e da un forte dolore, parla della caduta e della rinascita raggiunta con sacrificio e sofferenza.

Totò ha incontrato il grande regista Giuseppe Tornatore, che lui chiama affettuosamente Peppuccio, quando era ancora bambino e mai avrebbe immaginato come sarebbe cambiata la sua vita da quel momento in poi. Nuovo Cinema Paradiso gli aprì uno strada di successi straordinari e lui, ancora troppo piccolo, non si rendeva conto della portata di ciò che stava vivendo. In quel percorso ha avuto accanto la sua famiglia: il padre che lo accompagnava sempre, e la madre che, quando non era presente perché a casa aveva altri figli piccoli da accudire, si faceva sentire puntualmente la sera, per chiedere come fossero andate la giornata e le riprese. Un appuntamento importante per Totò, a cui non riusciva a rinunciare. Dopo Nuovo Cinema Paradiso, il bambino, poi ragazzo, ebbe un successo dopo l’altro, soddisfazioni, riconoscimenti. Conobbe attori di spicco del panorama cinematografico e registi degni di nota, fino a quando qualcosa nella sua vita cambiò. Una malattia agli occhi gli fece perdere lentamente e progressivamente la vista: per lui diventava difficile studiare un copione o guardare la camera.

Il ragazzo, che vedeva proiettarsi davanti a sé una brillante carriera, si sente disorientato, impreparato e non accetta la sua malattia e, piuttosto che dichiarare di stare male, pian piano si isola fino a scomparire del tutto dalle scene.

E allora tutti si chiedono: che fine ha fatto il piccolo Totò?

Il piccolo Totò non c’era più e il nuovo Totò si vergognava della sua malattia.

A sorreggerlo la sua famiglia sempre presente e una fede incrollabile.

Poi la svolta, che passa dall’istituto per ciechi Cavazza di Bologna. Sarà lì che Totò inizia a volersi di nuovo bene partendo dall’accettazione di stesso, dalla consapevolezza che la malattia non è una vergogna, ma forse una prova che lo potrà portare a “vedere” il mondo in modo diverso e di accorgersi di ciò che prima non riusciva a vedere. Proprio come disse Alfredo in una delle battute di Nuovo Cinema Paradiso: “Ora che ho perso la vista ci vedo di più”.

La rinascita di Totò Cascio passa anche attraverso questo libro con cui si racconta a chi lo ha amato e seguito, a chi si è chiesto, come la sottoscritta, che fine avesse fatto Totò.

Ora è in grado di raccontarci e parlarci di sé, di come il cinema non ha colpa, non l’ha rifiutato ma è stato lui a volersi allontanare. Con la maturità di adesso, grazie anche alle amicizie strette al Cavazza, Totò non si sente più solo, anzi ammira le tante persone che pur stando male come lui ogni giorno si sono date uno scopo da raggiungere o un sogno da realizzare.

Le difficoltà incontrate in questi anni sono state tante e Totò non le nasconde né le edulcora. Nell suo libro scrive: «Mi è toccato dunque toccare il fondo prima di risalire. Un percorso doloroso che-come ha scritto un sacerdote- mi ha permesso di scoprire le fondamenta e, su quelle, iniziare a edificare una nuova vita.»

Il punto sta nel comprendere che una debolezza può diventare un valore aggiunto.

Un racconto schietto e sincero con cui attraverso il cuore Totò Cascio racconta al suo pubblico la parte più vera di sé.

Recensione di Silvia.



Nessun commento:

Posta un commento