venerdì 21 ottobre 2022

Recensione: "Io e il mio amico Pan" di Roberta Spaccini.

 


Un libro che sorprende già dalle prime pagine, perché sin dalle prime battute il lettore si rende conto di trovarsi non di fronte al solito romanzo, ma a qualcosa di più. Siamo infatti in presenza di una lettura molto emozionante che prende spunto da vicende di vita vera e racconta con garbo e grande sensibilità un problema ormai comune a molte persone: il disturbo d’ansia.

Pan è il diminutivo di panico, è il modo in cui la protagonista del libro, Vittoria, chiama il disturbo di attacco di panico. Un consiglio del suo medico che le ha detto quasi di personificare il suo disturbo, per renderlo concreto, per poterlo descrivere e circoscrivere, per potersi difendere.

“Mi spiegò che cosa fosse l’attacco di panico, perché avrei dovuto conoscerlo, “farci amicizia”, come mi diceva, non vederlo come un nemico, sfatare il suo potere.”

La storia di Vittoria è intensa e dolorosa, perché è la vita di una ragazza come tante, una ragazza che ha un amore, che studia, che ha degli amici, e che all’improvviso vede trasformare la sua vita in modo apparentemente inspiegabile ma sconvolgente.

Un’infanzia difficile, vissuta in un clima ansiogeno, una madre con disturbi d’ansia, un carattere molto sensibile, e quindi predisposto ad assorbire ansie o a lasciarsi ferire, un fidanzato sbagliato, una persona finta e molto diversa da quella che Vittoria si aspettava, sono stati gli elementi che hanno scatenato nella ragazza il disturbo d’ansia, che si è manifestato con forti attacchi di panico.

“Non riuscii a realizzare bene cosa mi stesse succedendo, sentii uscire me stessa dal mio corpo, sdoppiarmi e non riuscire a controllare le mie reazioni. Mi osservavo da fuori e facevo paura anche all’altra me stessa.”

Il panico è riuscito a sconvolgere la vita di Vittoria, se ne è impossessato e la ragazza ha reagito chiudendosi in se stessa, chiudendosi in casa, ricevendo solo l’amica di infanzia Alessia. Aveva il timore di essere giudicata male dagli altri, perché purtroppo spesso il panico chi non lo conosce non lo può capire.

E con il passare del tempo rimane da sola nel suo mondo fatto di paure e terrore, consentendo di avvicinarsi solo gli affetti più cari, quelli che continuano ad amarla incondizionatamente: il padre, la madre, zia Agnese e Alessia.

Davanti a un malessere così grande, che in Vittoria non era solo nell’animo, ma anche nel corpo, visto che aveva iniziato a soffrire di anoressia, l’unica soluzione è quella di rivolgersi a un medico e curarsi, curarsi nell’animo, con la psicoterapia, e nel corpo, con i farmaci.

Vittoria conoscerà un bravo medico, il dottore Marco, che lei chiama l’angelo Marco, e inizierà un percorso lento, difficile, altalenante, doloroso, ma un percorso di rinascita e guarigione, un percorso in cui Pan sarà sempre al suo fianco, fedele, silenzioso, ingombrante, invadente.

Vittoria acquisirà pian piano gli strumenti per riuscire a gestire il panico, perché di panico è vero che non si muore, ma non si guarisce, si può imparare a conviverci, a saperlo gestire. Si può riuscire a guarire nel senso di non farlo vincere, di essere più forti.

Io e il mio amico Pan è un libro da leggere, un libro che può fare bene a chi soffre del problema, per capire di non essere il solo, che si può guarire, ma che il processo di guarigione richiede impegno, forza di volontà e l’aiuto delle persone giuste e qualificate.

E richiede amore, tanto affetto e comprensione.

Mi complimento con l’autrice per aver scritto una storia così emozionante.



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