Un libro che sorprende
già dalle prime pagine, perché sin dalle prime battute il lettore si rende
conto di trovarsi non di fronte al solito romanzo, ma a qualcosa di più. Siamo
infatti in presenza di una lettura molto emozionante che prende spunto da
vicende di vita vera e racconta con garbo e grande sensibilità un problema
ormai comune a molte persone: il disturbo d’ansia.
Pan è il diminutivo di
panico, è il modo in cui la protagonista del libro, Vittoria, chiama il
disturbo di attacco di panico. Un consiglio del suo medico che le ha detto
quasi di personificare il suo disturbo, per renderlo concreto, per poterlo
descrivere e circoscrivere, per potersi difendere.
“Mi spiegò che cosa fosse
l’attacco di panico, perché avrei dovuto conoscerlo, “farci amicizia”, come mi
diceva, non vederlo come un nemico, sfatare il suo potere.”
La storia di Vittoria è
intensa e dolorosa, perché è la vita di una ragazza come tante, una ragazza che
ha un amore, che studia, che ha degli amici, e che all’improvviso vede
trasformare la sua vita in modo apparentemente inspiegabile ma sconvolgente.
Un’infanzia difficile,
vissuta in un clima ansiogeno, una madre con disturbi d’ansia, un carattere
molto sensibile, e quindi predisposto ad assorbire ansie o a lasciarsi ferire,
un fidanzato sbagliato, una persona finta e molto diversa da quella che
Vittoria si aspettava, sono stati gli elementi che hanno scatenato nella
ragazza il disturbo d’ansia, che si è manifestato con forti attacchi di panico.
“Non riuscii a realizzare
bene cosa mi stesse succedendo, sentii uscire me stessa dal mio corpo,
sdoppiarmi e non riuscire a controllare le mie reazioni. Mi osservavo da fuori
e facevo paura anche all’altra me stessa.”
Il panico è riuscito a
sconvolgere la vita di Vittoria, se ne è impossessato e la ragazza ha reagito
chiudendosi in se stessa, chiudendosi in casa, ricevendo solo l’amica di
infanzia Alessia. Aveva il timore di essere giudicata male dagli altri, perché
purtroppo spesso il panico chi non lo conosce non lo può capire.
E con il passare del
tempo rimane da sola nel suo mondo fatto di paure e terrore, consentendo di
avvicinarsi solo gli affetti più cari, quelli che continuano ad amarla
incondizionatamente: il padre, la madre, zia Agnese e Alessia.
Davanti a un malessere
così grande, che in Vittoria non era solo nell’animo, ma anche nel corpo, visto
che aveva iniziato a soffrire di anoressia, l’unica soluzione è quella di
rivolgersi a un medico e curarsi, curarsi nell’animo, con la psicoterapia, e
nel corpo, con i farmaci.
Vittoria conoscerà un
bravo medico, il dottore Marco, che lei chiama l’angelo Marco, e
inizierà un percorso lento, difficile, altalenante, doloroso, ma un percorso di
rinascita e guarigione, un percorso in cui Pan sarà sempre al suo fianco,
fedele, silenzioso, ingombrante, invadente.
Vittoria acquisirà pian
piano gli strumenti per riuscire a gestire il panico, perché di panico è vero
che non si muore, ma non si guarisce, si può imparare a conviverci, a saperlo
gestire. Si può riuscire a guarire nel senso di non farlo vincere, di essere
più forti.
Io e il mio amico Pan
è un libro da leggere, un libro che può fare bene a chi soffre del problema,
per capire di non essere il solo, che si può guarire, ma che il processo di
guarigione richiede impegno, forza di volontà e l’aiuto delle persone giuste e
qualificate.
E richiede amore, tanto
affetto e comprensione.
Mi complimento con
l’autrice per aver scritto una storia così emozionante.
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