Roma, caput mundi!
Con il libro Il tempo rimasto l’autore,
utilizzando come narrazione quella di un diario intimo, ci racconta la sua vita
vissuta a Roma.
L’autore fa un viaggio in pullman per tornare nel suo
quartiere di origine, la Garbatella, location di molte riprese
cinematografiche, come le spassose scese dei film di Ugo Fantozzi e il viaggio
in Vespa di Nanni Moretti nel primo episodio di Caro diario. Il viaggio
in pullman è la metafora di un altro viaggio, quello della memoria, attraverso
i ricordi dell’adolescenza.
Un viaggio nella Roma degli anni ’80 e ’90, tra risate
di amici seduti a un tavolino di un bar, confidenze di amori, racconti di
sport, ansie e paure condivise.
Il dialetto romano, i modi di dire, gli odori, i
sapori, i colori e le indiscusse bellezze della Città Eterna sfilano nella mente
del lettore attraverso il racconto appassionato e a tratti nostalgico
dell’autore che non manca di fare alcune precisazioni come, per esempio,
presentare il romano DOC.
“I romani sono persone particolari, sono sempre
allegri, simpatici e pronti a sdrammatizzare su qualsiasi fatto succeda. Solo
in questa città poteva nascere il detto “morto un papa se ne fa un altro”, a
voler dire: “tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile”.
Ma non solo. Ci sono alcuni dialoghi scritti in
dialetto che rendono il racconto ancora più caratteristico.
Un libro che testimonia l’attaccamento dell’autore
alla sua città e al suo passato.
⭐⭐⭐⭐
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