“Tutta la vita che vuoi”
è un romanzo di Enrico Galiano, edito Garzanti Editore, che mi ha trasmesso
un’importante lezione su quanto, a volte, sia importante perdersi per poi
ritrovarsi.
Mi spiegherò meglio a
partire dalla trama, in questa storia si intrecciano più vite: quella di
Giorgio, Clo e Filippo Maria.
Giorgio ha diciassette
anni, le balbuzie e si sta preparando per il funerale del fratello Luca, suo
migliore amico e supporto in ogni situazione. Nonostante gli fosse molto
affezionato, guardandosi allo specchio si chiede come non sia riuscito a
piangere al suo funerale.
Giorgio, però, ha anche
un amico su cui può sempre contare: Filippo Maria. Quest’ultimo convive con la
dislessia, che a volte lo porta ad avere dei piccoli fraintendimenti con altre
persone, ad esempio con Giada Tosi, la ragazza di cui è innamorato. Filippo
però ha spesso dei problemi con il suo professore di fisica, Trevisan, che mai
perde occasione di sminuirlo e umiliarlo, finché un giorno non decide di
rispondergli di pancia e di scappare da scuola.
E poi c’è Clo, che
preferisce questo appellativo al suo vero nome, Claudia. Clo è una ragazza
ferita da molti accaduti in famiglia, che si rifugia nella cleptomania per
colmare le sue insicurezze e trovare una sorta di “corazza” contro il mondo.
I tre si incontrano per
caso e quello che fanno è incredibile: rubano una macchina e decidono di
passare ventiquattro ore insieme per realizzare un loro desiderio mai detto a
nessuno.
Esattamente come tutti i
libri dell’autore, anche questo mi ha travolta. In più punti mi sono commossa e
mi sono scese alcune lacrime. Questo perché ogni storia di Galiano è un invito
a fermarsi e a riflettere su qualche aspetto della propria vita. Qui in
particolare ci si sofferma su quanto sia importante trovare quella voglia di
fare di cui spesso ci troviamo senza. Una spinta, una specie di daimon che
spesso ci aiuta ad affrontare le prove più difficili. Ovvero la voglia di
vivere, la stessa che Clo racchiude in una lista di 225 motivi per cui vale la
pena vivere, trascritta anche alla fine del libro.
L’azione narrata è del
tutto fuori dal comune: Filippo, Giorgio e Clo si incontrano (quasi) per caso e
decidono di mettersi alla prova. Rubando una macchina e allontanandosi un po’
da tutti, infatti, sperano di ritrovare sé stessi e la loro strada nel mondo.
Dal loro confronto e dal loro viaggio nasce un’amicizia molto particolare; nata
istantaneamente, eppure già così profonda, come se si conoscessero da una vita.
Probabilmente ciò che li accomuna è la voglia di realizzare un desiderio di cui
non hanno mai parlato con nessuno. E credo che sia proprio questo il messaggio
più importante di tutto il libro.
Spesso ci sono dei
desideri di cui non parliamo con nessuno, probabilmente perché li troviamo
irrealizzabile per un motivo o per l’altro. In questi casi, però, non ci
accorgiamo che per realizzarli a volte c’è bisogno di uscire dai propri limiti.
Solo allora possiamo capire se quel desiderio e realizzabile o meno. Quindi
occorre la forza di volontà per realizzare un desiderio, per avere quel senso
di soddisfazione inappagabile. Occorre metterci tutta la vita che si ha.
Questo libro mi ha
aiutata in un periodo molto difficile, in cui mi veniva difficile credere in
me. Sono state le sue candide parole, tuttavia a suggerirmi l’opposto.
Parole che sembravano
messe lì apposta per me, per dirmi “Ce la puoi fare”, a ricordarmi che nella
vita c’è sempre qualcosa per cui sperare e continuare a insistere.
È stata una lettura che,
più di una volta, mi ha suggerito di rompere i miei schemi e fare qualcosa che
mi rendesse felice e appagata, anche se fosse la più stramba da fare.
Un libro che mi rimarrà
in mente, che non dimenticherò mai.
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