mercoledì 2 luglio 2025

[Recensione] "Quel posto che chiami casa" di Enrico Galiano

 


Pensiero di Cè, numero 66
"Non sai mai quanta forza hai dentro fino a che non vuoi davvero qualcosa con tutte le tue forze."


Oggi vi parlo di uno dei libri che più mi ha toccato il cuore, che mi ha parlato come fosse un amico o un confidente. Un libro che ho sentito mio e che non dimenticherò mai. Sto parlando di Quel posto che chiami casa di Enrico Galiano. Ci sono moltissime frasi di questo libro che mi sono rimaste impresse, a partire da questa:

Pensiero di Cè, numero 342

“Il cuore è una città che, senza terremoti, crolla.”

Questa storia è stata, in un certo senso, il terremoto che ha fatto crollare più volte il mio cuore. Che mi ha provocato un senso di commozione e, allo stesso tempo, vicinanza. Era come se ogni capitolo parlasse di me. In parte perché mi sono rivista molto nel personaggio di Vera, nel suo essere e nel suo carattere; in parte perché ogni pagina mi ha parlato con grande sensibilità. Sembrava quasi che le avessi scritte io, come un diario in cui annotare tutti i miei pensieri e parlare anche un po’ di me.

Era come se ogni parola fosse perfetta per parlarmi. E spero di riuscire a fare lo stesso io con questa recensione.

La protagonista è Vera, che parla in prima persona e ha sempre vissuto all’ombra di un fratello maggiore detto Cè, scomparso quando lei era molto piccola. Col passare del tempo, però, ha maturato il pensiero che lui non se ne fosse mai andato e, pertanto, la consapevolezza di non essere sola. Da quando aveva sei anni, infatti, ha iniziato a sentire la sua voce nelle orecchie: una voce calda, confortante e piena di saggezza al tempo stesso. Vera ha sempre pensato che suo fratello volesse farsi sentire e ha imparato, quindi, a leggere alcuni suoi segnali. Uno dei più importanti sono le coccinelle. Quando Vera cerca Cè, le coccinelle ci sono sempre, sembra che vogliano guidarla da lui.

Vera sa anche qual è l’immagine che i suoi genitori avevano di Cè: il figlio perfetto, capitano della squadra di basket, un ragazzo con ottimi voti a scuola e con il desiderio di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Questa è la strada che anche lei, a un certo punto della sua vita, decide di percorrere. Vorrebbe, infatti, riuscire a trovare quel coraggio di diventare brava come Cè e di colmare il vuoto che ha lasciato.

Inoltre Vera ha deciso di studiare tutti quei segnali per ritrovare suo fratello, per conoscerlo nonostante la consapevolezza che non ci sia più. Saranno proprio quella voce e le coccinelle a farle trovare il taccuino dei pensieri di suo fratello, in cui il ragazzo era solito annotare delle sue brevi riflessioni. 


Vera condivide questa ricerca con Gin, la sua migliore amica. Quella voce che sente nella sua testolina la pensa inizialmente come una stranezza, una traccia di pazzia. Stando a quanto dice Cè, però:

“Bisogna essere proprio matti per non impazzire mai.”

Un giorno, infatti, accade per Vera qualcosa di inspiegabile: nonostante debba andare all’università per sostenere un esame di diritto privato, la ragazza segue una coccinella che la porta in una clinica per persone con problemi mentali. Qui incontra Giovanni, un ragazzo che si rivelerà essenziale nella sua ricerca e Francesco. Questi non parla mai, ma nel suo silenzio le insegna una cosa molto importante: che lei non è pazza, è solo viva.

Ed è proprio in quella clinica che Vera apprende di star cercando sé stessa. Allora dovrà trovare il coraggio di ritrovarsi ed essere semplicemente sé stessa.

Come ho già accennato, è un po’ difficile per me trovare un modo per definire questo meraviglioso romanzo. D’altra parte credo che sia molto limitante definirlo con una sola parola e addirittura credo che ci vorrebbe un altro libro per parlarne approfonditamente. 

La prima cosa che voglio sottolineare è la bravura dell’autore nell’essere riuscito a creare Vera: una protagonista che si può descrivere già a partire dal suo nome. Istintiva, curiosa, fedele ascoltatrice e desiderosa di sapere. Di cercare ulteriori informazioni su quel fratello perso troppo presto e di trovare quelle verità che le sono state nascoste. Proprio nella sua continua ricerca, voglio sottolineare che “Quel posto che chiami casa” è anche un romanzo di crescita e formazione: in questo libro prevale il tema delle fragilità e di come trasformarle in punti di forza. È ciò che succede a Vera quando comincia a sentire nella sua testa la voce di Cè. Quella che potrebbe essere considerata una pazzia, un’anormalità è in realtà una sensibilità speciale, che Vera imparerà a usare come una forza. 

Ognuno ha le proprie fragilità, che difficilmente si riescono a trasformare, come dicevo precedentemente, in punti di forza: è il caso dei genitori di Vera, che sembrano, in qualche modo, non riuscire a superare la perdita di un figlio, nonostante alcuni timidi tentativi.

Questa piccola fragilità diventerà poi coraggio. Il coraggio di essere sé stessi, di perdersi per ritrovarsi. Di scegliere la propria strada con la propria testa, di prendere le proprie decisioni con la speranza di indovinare o la consapevolezza di sbagliare. Questo libro infatti vuole essere anche un sincero invito a scegliere con il proprio pensiero, senza curarsi delle aspettative altrui. È un invito a trovare la volontà e la forza di mettere al primo posto la propria felicità.

A tal proposito, leggere questo libro è stato come sentire una voce rassicurante, a partire dai pensieri di Cè: grandi verità spiegate con poche parole. Questo libro è stato, per me, un posto da chiamare Casa.

Recensione a cura di Serena.



giovedì 26 giugno 2025

[Recensione] "Kidanè" di Isabella Acciari

 


"Buonanotte, figlio mio. Continua a sognare, ma senza perderti, continua a sperare senza illuderti, continua a immaginare senza esaltarti. Tua madre era in pena: continua a pensare, ma non dimenticare."

Il libro di cui oggi vi parlo è “Kidanè” di Isabella Acciari. Un’interessantissima scoperta, un romanzo secondo me unico nel suo genere, che unisce passato e presente tramite la sua storia, che porta anche messaggi di libertà, inclusività e uguaglianza sociale.
Kidanè è un titolo che proviene da lontano. La storia è infatti ambientata in Eritrea durante l’età degli imperi coloniali. L’Eritrea, già colonia italiana dal 1889, è una terra bagnata dalle acque del Mar Rosso, dove il sole picchia cocente, e viene avviato un progetto di modernizzazione del tutto italiano. Proprio lì, in particolare nel villaggio di Keren, nel 1906 nasce un bambino, una Perla d’ebano (o Veste di Maria, come viene chiamato nei primi capitoli) che riceve il nome di Kidanè.
Kidanè è un bambino affettuoso e pieno di gioia, che ama trascorrere le giornate a casa con la sua famiglia o al villaggio con i suoi amici con cui spesso si ritrova a giocare.
Un giorno si presenta a casa sua un uomo in doppio petto gessato. Si tratta di una persona molto influente, tanto vicino al governatore eritreo quanto al Re d’Italia, rampollo di una famiglia di commercianti veneziani. L’uomo in doppio petto pensa di portare con sé un ragazzo a Villa Cencelli, proprio a Venezia, al fine di assicurargli un futuro migliore e l’opportunità di studiare. La scelta ricade su Kidanè, secondo di due figli, che parte alla volta del prospero Regno d’Italia.
Col passare del tempo, il ragazzo completa di studi, stringe nuove amicizie e apprende la mansione di maggiordomo. Tuttavia il ragazzo avrà solo poche volte l’opportunità di tornare a casa.
La vita di Kidanè è costellata di avvenimenti che attraversano una lunga frazione di storia: dal colonialismo ai due Conflitti Mondiali, non mancheranno però alcuni sipari più piacevoli, quali l’amore, i due figli l’adorata nipotina Isabella, anche autrice del libro.
Il romanzo si snoda infatti con la tecnica del flashback, si alternano alcuni capitoli in cui è l’autrice in prima persona a raccontare del nonno e del loro rapporto, e altri in cui viene narrata la storia di Kidanè dai suoi primi anni nel continente Africano al suo arrivo in Italia.
È un romanzo che ho amato perché è vero, è scritto di pancia. L’amore che l’autrice prova per il nonno è palpabile, tenero e pieno di sincero affetto. Nonno Kidanè è davvero un esempio di umanità e libertà, un simbolo di forza d’animo. È una storia piena di verità storica quanto individuale, in quanto credo che sia proprio il suo protagonista a essere testimone di incrollabile forza d’animo. È un personaggio di cui è possibile conoscere gli stati d’animo e la crescita: da un bambino che lascia il suo paese d’origine a un uomo che scopre il valore della libertà.
A proposito vorrei soffermarmi sul significato della frase sul retro di copertina: 
“Chi ha paura nel cuore non vivrà mai da uomo libero”
Il tema della libertà viene spesso ripreso. Kidanè infatti impara a pensare e a prendere la vita con coraggio. Imparando a pensare con la propria testa, si libera delle catene della schiavitù.
Il libro invita con garbo a riflettere anche sui temi del razzismo e delle differenze sociali, soprattutto nei capitoli in cui l’autrice parla in prima persona. 
Recensione a cura di Serena.


venerdì 20 giugno 2025

[Recensione] "Un pappagallo in pegno" di Bettina Battistella

 

Siete mai stati a Venezia? Se non avete mai avuto modo di visitarla questo è il libro che fa per voi. Un giallo intrigante e affascinante è quello che Bettina Battistella ambienta nel capoluogo veneto, portandoci tra le calli, i ponti, lungo le procuratie e facendoci rivivere attraverso le vicende dei protagonisti l’atmosfera vintage del secondo dopoguerra.
A farla da padroni sono i fratelli Vito e Umberto Bonfiglio, titolari dell’omonima agenzia investigativa, e della loro famiglia.
I fratelli, di cui uno è un apprezzato musicista del caffè Quadri, si trovano a dover risolvere alcuni casi solo apparentemente slegati tra loro. 
La scomparsa di due anelli preziosi da parte di una smemorata anziana accompagnata dalla sua badante, un gioielliere minacciato, due fratelli che svendono tutti i loro averi all’improvviso, un figlio di papà dedito al gioco d’azzardo e alla donne e un uomo, di non specchiato valore, che all’interno di un magazzino maleodorante svolge traffici illeciti, affidandosi a un cane, Gringo, reso aggressivo a causa delle condizioni in cui è costretto a vivere.
I fratelli Bonfiglio, dotati di intuito, ma anche di fascino, seguono casi e piste diverse, ma scopriranno che una città, per quanto grande sia, sarà più piccola del previsto e che tra i vari casi esiste un filo conduttore unico.
E il pappagallo? Mi chiedereste voi. Il povero Loreto sembra capitare lì per caso e invece, se solo avessero prestato più attenzione a ciò che diceva, si sarebbero accorti che tra espressioni poco eleganti e versi, proprio lui era depositario di un segreto capace di risolvere l’intricata vicenda seguita dai Bonfiglio.
Con un linguaggio leggero, a tratti ironico, con l’inserimento di frasi in dialetto che ho apprezzato molto, che di certo rendono ancora più vera e credibile l’ambientazione, Bettina Battistella ha saputo confezionare un giallo all’italiana in un Venezia descritta molto bene e con la passione di chi la ama. 

Recensione a cura di Silvia.



mercoledì 18 giugno 2025

[Recensione] "La cura per me" di Alice Buzzella.

 


“ «C’è qualcosa che voglio chiederti. Come mai hai deciso di diventare insegnante, soprattutto in ospedale?» Lo guardo negli occhi, sentendo una leggera emozione e il bisogno di raccontargli cosa mi ha spinta a scegliere questo percorso.”

In questo romanzo, Alice Buzzella mostra tutta la sua sensibilità con una penna delicata e una storia che arriva dritta al cuore.

“La cura per me” è un romanzo diverso dagli altri perché racconta una realtà difficile, quella della lunga degenza ospedaliera di piccoli pazienti.

La protagonista, Claudia, sa leggere nei cuori dei piccoli, capisce il loro stato d’animo, perché da piccola ha vissuto un’esperienza simile alla loro che l’ha segnata. Eppure, in quel difficile momento, c’era una persona che per lei rappresentava una boccata di aria fresca, un respiro: la sua insegnante in ospedale, una maestra che permetteva a lei e agli altri bambini ricoverati di non perdere il contatto con la realtà esterna.

“ […] anche in ospedale, nonostante la malattia, la conoscenza può essere fonte di speranza.”

Claudia decide per questo di diventare un’insegnante ospedaliera, ne fa una missione, si spende per un progetto che possa regalare un sogno ai piccoli pazienti.

I grandi progetti però non si realizzano da soli, ma con un lavoro di squadra. 

L’altra metà della squadra è Luca, un medico che si adopera molto per i piccoli e coltiva lo stesso sogno di Claudia. Circondati dall’amore dei bambini, lottano insieme a loro e per loro e purtroppo piangono con loro. L’autrice non trascura di ricordare che l’ambiente ospedaliero è soprattutto un luogo di dolore e sofferenza. E, purtroppo, qualche volta anche di dolorose perdite che dilaniano l’anima e graffiano il cuore.

Nel dolore può sempre nascere l’amore, come quello che pian piano si affaccerà tra le pagine tra Luca e Claudia. Un amore che conoscerà tante difficoltà, come la vita dei bambini che hanno a cuore, un sentimento che per crescere ha bisogno di sincerità e di avere il futuro sgombro da ombre e segreti.

Complimenti all’autrice che ha saputo confezionare una storia delicata, intensa, toccante, emozionante e vera.

Recensione a cura di Silvia.



sabato 14 giugno 2025

[Recensione] “Miss Bee e il cadavere in biblioteca” di Alessia Gazzola


"Non voglio nemmeno che mia figlia diventi il pet, l'animale di compagnia di una gentildonna inglese. Non sei un cane di una qualche razza ridicola. Sei una persona e voglio che tu sia una persona libera."

 Miss Bee è la brillante protagonista creata da Alessia Gazzola per la serie di romanzi gialli che porta il suo nome.

La storia è ambientata a Londra nel 1924. In questo primo avvincente volume viene presentata come la figlia di un professore di italianistica, Leonida, trasferitosi da Firenze a Londra, città cosmopolita e dinamica. Beatrice, detta Bee, seconda di due figlie, è una ragazza arguta e curiosa con una strana passione: quella di creare paralumi. Ciononostante, Leonida vorrebbe procurarle un lavoro nell’ambasciata italiana in Inghilterra, grazie all’amicizia con l’ambasciatore Gianandrea. Un giorno Beatrice riceve un invito a cena dalla signora Minerva Ashbury, sua vicina di casa. Quella sera sono presenti ospiti in vista di tutta la città, a partire da Christopher (detto Kit) per cui Beatrice ha una simpatia, Julian Lennox, undicesimo visconte di Warthmore e il signor Carter Lacy, proprietario di una miniera in India, con la sua famiglia.

Durante quella cena, tra un pettegolezzo e l’altro, si verifica però un fatto increscioso: Carter Lacy viene trovato morto nella biblioteca di casa Ashbury. Beatrice, che al momento si trovava casualmente nel luogo del delitto, aveva visto Julian Lennox uscire dalla stanza poco tempo prima. Non appena la padrona di casa viene a sapere dell’accaduto, l’ispettore Blackburn viene chiamato a investigare sul caso. I primi sospetti ricadono su Kit e Julian, che avevano preso accordi con Carter Lacy per investire nelle miniere.

Mentre Blackburn svolge le sue indagini con freddezza e attenzione maniacale, Beatrice decide di condurre personalmente una ricerca. Sarà proprio Bee a scoprire le verità più importanti e a mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle che, inizialmente, sembrano non combaciare.

Ciò che mi ha affascinata di questo libro è, in primo luogo, la collocazione nello spazio e nel tempo: come ho detto prima, ci troviamo a Londra nei primi anni ’20. È un’ambientazione piuttosto insolita che ho apprezzato molto. Ci troviamo in un era in cui la Belle époque è ormai un sogno lontano, l’Europa si sta destando dall’incubo del Primo Conflitto Mondiale e in alcuni Paesi iniziano a soffiare i venti dei totalitarismi. Il Regno Unito è invece una monarchia costituzionale più indipendente dal resto del continente europeo. Londra diventa quindi per Leonida un rifugio per fuggire dal regime dittatoriale che si sta instaurando in Italia e per sottrarre le figlie da un regime sempre più oppressivo.

Il contesto storico è infatti molto ben approfondito. Ogni particolare richiama all’attenzione del lettore. Durante la lettura sembra quasi di vivere dentro la storia e di seguire Miss Bee in ogni tappa della sua indagine.

Inoltre voglio sottolineare che in questa storia agiscono molti personaggi, ognuno dei quali viene descritto e caratterizzato molto bene. Non è sempre facile gestire così tante anime in un libro, ma in questo caso non posso fare a meno di sottolineare la bravura e la padronanza dell’autrice. È come se conoscesse ognuno di loro e fosse anche lei un personaggio attivo.

La protagonista, Bee, è davvero adorabile: intelligente, discreta e brillante. Sono tutte qualità che la rendono interessante e allo stesso tempo piacevole. 

Voglio sottolineare, infine, che lo stile dell’autrice è tanto lineare quanto avvincente. Intendo dire che la storia, prestando attenzione, diviene abbastanza facile da seguire e non mancano colpi di scena inaspettati!

Recensione a cura di Serena.

⭐⭐⭐⭐.5

 


venerdì 6 giugno 2025

[Recensione] "Love Shall Not: Farfalle" di Manlio Castagna e Marco Magnone.

 


"Anche se gli amanti si perdono, non si perderà l'amore"


“Love Shall Not” è un interessante photographic novel di Manlio Castagna e Marco Magnone, presentato lo scorso maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino.

Il libro si presenta a metà tra un graphic novel e un fotoromanzo, i cui protagonisti sono Sofia Bulgarelli e Andrea Arru. Il libro esplora, tramite una serie di foto, i sentimenti tra Vins e India. India è agli esordi di una carriera da deejay, mentre Vincs è un ragazzo piuttosto introverso e solitario con problemi in famiglia. Di una cosa, però, è certo: per India ha sempre provato qualcosa, un affetto profondo che non è mai riuscito a confessare. La stessa cosa si potrebbe dire di India, se non fosse fidanzata con Vittorio.

Quando, durante una festa, i due vengono invitati a prendere parte a un progetto fotografico denominato “Love Shall Not”, si troveranno in un momento fondamentale della loro storia: scegliere, o meno, se liberare le loro “farfalle” e lasciarsi andare al legame che da sempre li lega, ovvero di far diventare quel legame un vero e proprio amore.

Mi viene difficile descrivere a parole questo libro. La sensazione durante la lettura, già a partire da una semplice sfogliata, è semplicemente travolgente. È come entrare un film, guardarne ed esaminarne ogni fotogramma.

Credo che l’originalità di questo progetto stia proprio nella sua forma: come ben sappiamo, il fotoromanzo è un genere letterario che esiste già da un po’ di tempo e credo che Love Shall Not sia un ottimo modo per rilanciarlo nelle nuove generazioni. Inoltre credo che sia anche una forma di comunicazione molto importante per capire come, a volte, il silenzio sia più importante di mille parole. Essendo un libro diverso dal solito (in cui le pagine non sono piene di parole da cima a fondo) e una forma di comunicazione non verbale, la storia si snoda attraverso dei fotogrammi, in cui è possibile conoscere le mosse e i sentimenti dei protagonisti dalle loro espressioni facciali e dai loro gesti: è una comunicazione silenziosa in cui per capire è necessario osservare.

Per questo motivo credo che sia un’opera di cui si sentiva la necessità. Spero di vederne altri dello stesso genere. Davvero una bella scoperta!

Credo, inoltre che sia necessario fare una menzione di merito alla grafica, un capolavoro di foto e illustrazioni che si intervallano molto armoniosamente.

Ho avuto anche il piacere immenso di presenziare alla presentazione del libro, a cui sono stati presenti gli autori con Andrea Arru e Sofia Nicolini, anche lei presente nel fotoromanzo. 



venerdì 30 maggio 2025

[Recensione] "L' Anello di Saturno (Volume ultimo)" di Flavio Parenti.

 


"Come un delicato sistema dinamico, un equilibrio perfetto di forze ed energie, ci siamo intrecciati e sostenuti a vicenda. L'amore è come la gravità, sempre presente, inarrestabile."

Con questo volume si conclude la meravigliosa saga di Flavio Parenti, L’Anello di Saturno. Devo ammettere che è una delle saghe più belle che abbia letto negli ultimi tempi per due motivi: innanzitutto per la sua storia del tutto fuori dal comune, che si snoda attraverso l’eterna lotta tra Destino e Amore, e anche per il modo in cui si evolve.

Questo volume, però, è il più struggente, quello che fa battere più il cuore, che più fa commuovere. Luca infatti è riuscito a tornare indietro nel tempo grazie all’Anello di Saturno per evitare quel fatidico incidente che gli sarebbe costato il coma. Nella sua “nuova vita” ha ritrovato l’amore della dolce Anna, allora sedicenne, si è diplomato e ha perseguito gli studi presso il Politecnico di Milano, dove si è trasferito con Anna. Nonostante i due abbiano deciso di mantenere la loro relazione, questo gesto è costato a loro alcuni sacrifici.

La loro storia sarà sicuramente più tranquilla e appassionata, anche se dal “passato” affioreranno alcuni fantasmi che turberanno la loro quiete. Luca, a causa dei suoi trascorsi, ne può conoscere solo alcuni, gli altri dovrà imparare a gestirli con Anna.

Il libro ripercorre, attraverso l’immancabile voce del Destino, la nuova vita di Luca e Anna. Una vita diversa dalla precedente, che era conflittuale e complicata a causa della presenza sconvolgente dell’Amore. In questo libro il Crudele Destino si è del tutto addolcito e arreso al suo avversario, così da consentire a Luca di riappropriarsi della sua vita e di uscire da uno stato di ossessione, precedentemente incontrato nei libri precedenti.

Complessivamente abbiamo anche un’evoluzione molto interessante del suo protagonista. Dal ragazzo tenero e insicuro del primo libro, all’uomo speranzoso di trovare l’amore perduto ingiustamente del secondo. Da un’ossessione perenne e un desiderio sfrenato di trovare l’anello all’uomo che sopraggiunge null’ultimo libro. In questo volume, infatti, Luca è un marito fedele e diventa, successivamente, padre di una bambina che ama molto.

Attraverso il suo percorso si possono sentire le sue stesse emozioni, il lettore diventa quindi partecipe dei suoi stati d’animo.

L’ultimo libro dell’Anello di Saturno è un trionfo d’Amore (secondo me, il vincitore di questa lotta), della forza d’animo e delle seconde chances. Il Destino diventa un umile osservatore, che anzi si limita ad aiutare e seguire Luca e Anna nella loro storia. Le due entità sembrano essersi riconciliate in pace.

 Una saga davvero indimenticabile: appassionante, struggente ed emozionante.