martedì 20 dicembre 2022

[Recensione]"Carusi di miniera" di Tania Anastasi

 


Purtroppo anche nella nostra contemporaneità ci sono posti dove quelle piccole mani raccolgono caffè, o estraggono il cobalto per i nostri cellulari, sale e carbone. Sono tanti i bambini che sono sfruttati a pochi passi da noi oa migliaia di chilometri. Si chiamano Fano, Ciro, Teo, Raul, Alejandro, Madam, Mahesh e tutti questi piccoli lavoratori sono stati rappresentati da Iqbal, schiavo presso una fabbrica di tappeti, che ha urlato forte, troppe forte questa moderna schiavitù e le sue parole hanno dato fastidio : per questo è stato ucciso. "


Mi piacerebbe poter dare un titolo a questa lettura: Perché ogni bambino non deve soffrire mai più!

Il libro di Tania Anastasi è un piccolo gioiello che racconta una Sicilia d'altri tempi e lo fa con garbo, con partecipazione, con l'affetto di chi sente i sentimenti e le emozioni che trasferisce su carta.

Ogni capitolo riporta un antico proverbio siciliano, uno di quelli che racchiude in poche parole tutta la saggezza degli antichi.

Il libro racconta una triste realtà, quella dello sfruttamento minorile nelle miniere di zolfo, una sorta di inferno in terra, e lo fa raccontando le vicende di Fano e della sua famiglia. Gente umile, semplice e povera, una famiglia numerosa che vive del proprio lavoro, un lavoro umile e povero. Una stanza per casa, un pasto frugale e un padre come unica colonna portante della famiglia. Quando il padre si ammala di polmonite, la madre di Fano non ha che una sola scelta: sacrificarlo, “affittarlo” a Don Cirino, uno sfruttatore cinico e senza scrupoli che impiega i bambini per farli lavorare nelle miniere di zolfo.

Fano da fratello maggiore, da bambino, diventerà improvvisamente adulto. Conoscerà la fama, la sofferenza, il dolore e l'amore, quello di una bellissima fanciulla, anche lei impiegata nelle miniere di zolfo, con il compito di dare da bere agli operai.

Fano però conoscerà anche l'inferno, proverà sulla sua pelle cosa vuol dire essere privati ​​della propria dignità di uomo ed essere trattato alla stregua di un animale.

Essere considerato una bestia da carico, buono solo per scendere nelle viscere della terra e risalire, ingobbito dal peso, con la gerla colma di zolfo.

Come lui Mino, che morirà per il peso del troppo lavoro, per denutrizione, per mancanza di condizioni igieniche.

Alle spalle del racconto, si intravede una società fatta di ricchi e di poveri, di pregiudizi e discriminazioni sociali, un racconto di altri tempi che presenta aspetti di straordinaria modernità.

Complimenti all'autrice per averci regalato questo gioiello e per aver fatto luce su vicende che hanno bisogno, ancora oggi, di essere urlate.


Recensione a cura di Silvia.




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