“Insomma…non so perché proprio noi tre sembriamo essere coinvolti in questa storia, ma ho imparato una cosa nelle ultime ventiquattro ore: il mondo non è quel posto normale che pensavo fosse.”
“La Benandante” è il nuovo libro
di Sara Cremini. Si tratta di un paranormal fantasy che assume moltissime
sfumature nel corso della storia e tiene il lettore costantemente attaccato
alle pagine con il fiato sospeso.
La narrazione è ambientata nella
Val Trompia in un intervallo di tempo tra il 1956 e il 1986. Nel ’56 Martina
Richiedei scompare senza lasciare traccia nella cantina della cascina in cui
vive. Nessuno riesce a trovare una spiegazione razionale alla sua sparizione e
il suo caso viene archiviato frettolosamente. Trent’anni dopo il carabiniere
Alessandro Bertuzzi riceverà il gravoso compito di riaprire il caso. L’uomo,
però, scoprirà fatti scioccanti sulla scomparsa di Martina, verità che
trascendono la realtà e vanno ben oltre il mondo dei vivi, che coinvolgono il cosiddetto
Altrove, ovvero mondo dei defunti, che faranno crollare ogni sua certezza e lo
porteranno a credere che il mondo in cui vive non è poi così normale.
Alessandro non si troverà da
solo in questa missione, perché sarà affiancato dall’amico Gianluca, dalla
sorella Chiara, giovane appassionata di credenze popolari, tarocchi, leggende e
paranormale, dalla veggente Agnese e dalla fata Nadin.
Insieme intraprenderanno una
lotta contro il tempo per risanare le crepe del Velo, il confine tra i viventi
e l’Altrove che stanno turbando la pace degli abitanti della Val Trompia, e si
troveranno a fronteggiare un perfido nemico, l’artefice di quelle “crepe” nel
Velo: Lönòcc, il diavolo della Valle.
Ogni membro della squadra dovrà
ingegnarsi per riportare nel mondo dei vivi l’anima della benandante Martina
Richiedei, l’unica che potrà fermare il temibile demone.
Ci sono molti motivi per cui “La
Benandante” può ritenersi un romanzo degno di nota: innanzitutto è un fantasy
ambientato in Italia. Di solito, i libri che leggo del medesimo genere sono
ambientati in luoghi fantastici e spesso anche ben descritti. La lettura di un
fantasy italiano, ambientato in un luogo realmente esistente, però, mi è
sembrata una scelta stilistica perfetta per rendere il libro più “familiare”.
“La Benandante” è la prova di come si possa collocare una vicenda fantasy anche
in un luogo reale.
Nel romanzo sono presenti anche
leggende e figure tipiche del folklore bresciano che gli conferiscono un tratto
distintivo, qualcosa che lo rende riconoscibile tra tutti. Un tratto che riesce
a mettere in evidenza la bravura dell’autrice di aver raccolto quante più fonti
possibili per creare una storia accattivante e magnetica, che tiene incollati
alle pagine e che si legge tutta d’un fiato. Lo stile dell’autrice diventa,
così, unico, avvincente e chiaro nello spiegare le leggende e il folklore
presenti in questo libro.
Il testo è diviso in quattro
parti. La narrazione, nella terza sezione, a volte cambia il POV e il narratore
rimane, tuttavia, sempre riconoscibile.
Ogni personaggio è definito in
modo molto fedele grazie a caratteristiche fisiche, comportamentali e al
linguaggio adoperato, in alcuni tratti più esplicito e in altri meno. In questo
modo anche il lettore può immedesimarsi nella storia e immaginare di prendervi
parte.
Il libro è pieno di scene molto
avventurose, di storie intermedie e parti piene di tensione, che conferiscono
al romanzo anche una sfumatura thriller.
Non mancano scene più
inquietanti e oscure che, però, non dispiacciono affatto. Al contrario, funzionano
come dei perfetti colpi di scena per cambiare la narrazione quando meno ci si
aspetta.
Alla fine del libro è presente un grazioso particolare, ovvero una playlist di tutte le canzoni che hanno ispirato l'autrice durante la stesura del manoscritto e che riescono a "dar vita" a molte scene.
Nessun commento:
Posta un commento