domenica 13 ottobre 2024

Recensione: "Un buon posto in cui fermarsi" di Matteo Bussola.

 


"La vita non è una montagna da scalare, un treno da non perdere, un obiettivo da centrare, ma è una piccola stanza da arredare con cura. Non è una cima da raggiungere a tutti i costi. E' la scelta di un buon posto in cui fermarsi."


“Un buon posto in cui fermarsi” è una silloge di racconti di Matteo Bussola, che ho avuto il piacere di conoscere al SalTo2024.

Nell’introduzione al libro, l’autore scrive che tutto nasce da una domanda postagli da suo padre: cos’è che fa di un uomo un uomo?

Questo volume mi ha, personalmente, colpita di più del primo. Spesso il ruolo dell’uomo nella letteratura viene stereotipato e riempito di cliché e ci ritroviamo a confondere tale descrizione pure con la realtà. In questi racconti invece Bussola dimostra che la fragilità e la sensibilità che aveva dipinto nelle donne del libro precedente possono essere presenti anche negli uomini. Per farlo, attraversa diverse fasce d’età dall’infanzia all’età adulta.

Ci sono molti racconti che mi hanno emozionata, a partire dal piccolo Nico che, nonostante la sua malattia gli imponga non  pochi vincoli, scopre il piacere di disobbedire; vi è Arnaldo, che testimonia quanto l’amore per la moglie possa essere indistruttibile; Eugenio, pensionato che vorrebbe ritrovare l’affiatamento e l’amore della consorte dopo molti anni di lavoro; Pietro e Misha, due adolescenti che nascondono le loro insicurezze e le loro paure in azioni tristi, ripetuti e differenti al tempo stesso, il primo con gesti autolesionisti, il secondo chiudendosi in casa e allontanandosi dal resto del mondo, troppo grande per un ragazzo pieno di incertezze come lui.

Questi due, a mio parere, sono tra i racconti più belli della raccolta, proprio perché evidenziano le crisi che anche i ragazzi potrebbero attraversare in età adolescenziale. Non hanno potuto he strapparmi qualche lacrima.

Altri racconti parlano di Marco, che affronta costantemente la disforia di genere con cui capisce di aver convissuto per troppi anni; infine c’è Mario, un tassista prossimo alla pensione che farà nascere un neonato nel suo ultimo giorno di lavoro!

Questi solo per citarne alcuni.

Ciò che contraddistingue, secondo me, Bussola da molti scrittori è la sua capacità di rompere gli schemi e di andare oltre le apparenze. I suoi racconti sono molto introspettivi e insegnano che spesso ci è necessario fermarsi a riflettere su una persona prima di giudicarla dalle apparenze. Ogniuno di noi tende a nascondere le proprie fragilità, ma non sempre il modo in cui lo fa è il migliore.

La delicatezza di Bussola, infine, è un tocco in più a questo bel libro.

⭐⭐⭐⭐.5

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