“Un buon posto in cui fermarsi” è una silloge di racconti di
Matteo Bussola, che ho avuto il piacere di conoscere al SalTo2024.
Nell’introduzione al libro, l’autore scrive che tutto nasce
da una domanda postagli da suo padre: cos’è che fa di un uomo un uomo?
Questo volume mi ha, personalmente, colpita di più del primo.
Spesso il ruolo dell’uomo nella letteratura viene stereotipato e riempito di
cliché e ci ritroviamo a confondere tale descrizione pure con la realtà. In
questi racconti invece Bussola dimostra che la fragilità e la sensibilità che
aveva dipinto nelle donne del libro precedente possono essere presenti anche
negli uomini. Per farlo, attraversa diverse fasce d’età dall’infanzia all’età
adulta.
Ci sono molti racconti che mi hanno emozionata, a partire dal
piccolo Nico che, nonostante la sua malattia gli imponga non pochi vincoli, scopre il piacere di
disobbedire; vi è Arnaldo, che testimonia quanto l’amore per la moglie possa
essere indistruttibile; Eugenio, pensionato che vorrebbe ritrovare l’affiatamento
e l’amore della consorte dopo molti anni di lavoro; Pietro e Misha, due
adolescenti che nascondono le loro insicurezze e le loro paure in azioni tristi,
ripetuti e differenti al tempo stesso, il primo con gesti autolesionisti, il secondo
chiudendosi in casa e allontanandosi dal resto del mondo, troppo grande per un
ragazzo pieno di incertezze come lui.
Questi due, a mio parere, sono tra i racconti più belli della
raccolta, proprio perché evidenziano le crisi che anche i ragazzi potrebbero
attraversare in età adolescenziale. Non hanno potuto he strapparmi qualche
lacrima.
Altri racconti parlano di Marco, che affronta costantemente
la disforia di genere con cui capisce di aver convissuto per troppi anni;
infine c’è Mario, un tassista prossimo alla pensione che farà nascere un
neonato nel suo ultimo giorno di lavoro!
Questi solo per citarne alcuni.
Ciò che contraddistingue, secondo me, Bussola da molti
scrittori è la sua capacità di rompere gli schemi e di andare oltre le
apparenze. I suoi racconti sono molto introspettivi e insegnano che spesso ci è
necessario fermarsi a riflettere su una persona prima di giudicarla dalle apparenze.
Ogniuno di noi tende a nascondere le proprie fragilità, ma non sempre il modo
in cui lo fa è il migliore.
La delicatezza di Bussola, infine, è un tocco in più a questo
bel libro.
⭐⭐⭐⭐.5
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