martedì 29 luglio 2025

[Segnalazione] "Michele e le Grandi Domande" di Marco Melis

 


Ogni grande risposta… comincia da una piccola domanda.

Michele e le Grandi Domande

Una storia illustrata che insegna ad ascoltare, a sentire… e a non smettere mai di chiedere.
Michele è un bambino curioso, con il cuore pieno di domande e la voglia di capire il mondo.
Bit è una macchina intelligente, capace di rispondere a quasi tutto.
Nasce così un dialogo tenero tra bambini e adulti, tra chi ha appena cominciato a fare domande
e chi, forse, col tempo ha smesso di farsele.
Ogni capitolo è una finestra aperta sulla mente di un bambino e un invito per gli adulti a fermarsi, ad ascoltare.

Un libro che accompagna piccoli e grandi nella scoperta di sé, tra sorrisi, silenzi, paure e meraviglia.

Un ponte tra generazioni,mche unisce pensieri, emozioni e domande tra genitori e figli, nonni e nipoti, insegnanti e piccoli esploratori.

Perché le grandi conversazioni cominciano spesso dai “perché” più semplici.

Link d'acquisto: https://www.amazon.it/

Recensione: Il club dell'uncinetto" di Marta Marchese.

 Il Natale è per molti il periodo più bello dell'anno, la festa per eccellenza da trascorrere in famiglia, ma non è così per Emma che avverte quel primo Natale da divorziata come il periodo più triste.

Emma vive male l'abbandono del marito, il matrimonio fallito, quel figlio che non è mai arrivato.

Vive una vita di giorni tutti uguali, senza gioia e senza scopo, nel silenzio di una casa diventata troppo silenziosa, con un carico di ricordi che sono un pesante fardello da portare.

Finchè un giorno il destino sembra bussare alla sua porta. Emma si imbatte in un bizzarro volantino nel quale si fa la reclame a un Club dell'unicinetto, con tanto di via e di numero civico.

In un primo momento, la donna getta il via il volontino, ma subito dopo d'istinto lo recupera e decide di andare a dare un'occhiata al Club.

Arriva davanti a un cottage, pigia il campanello e ad aprirle sarà una simpatica donna avanti con gli anni che la accoglierà all'interno della sua casa, dove ci sono altre donne, anch'esse non più giovanissime, che ogni giovedì si incontrano e realizzano capolavori all'uncinetto. C'è solo un problema: Emma non sa cosa sia l'uncinetto!

Eppure, tra una chiacchiera e una tezza di té fumante, tra succulenti torte e deliziosi biscotti, tra Emma e le signore dell'uncinetto si instaura un rapporto familiare, fatto di calore e confidenze, di amiciza e supporto.

Emma sarà coinvolta dalla magica atmosfera del Natale e pian piano riprenderà a sorridere. Il casuale incontro con un bel giardiniere sarà un piacevole imprevisto nella vita della donna, ma niente è facile e scontato. Ogni vita nasconde un segreto ed Emma lo scoprirà grazie all'acquisto dell'albero di Natale!

"Il club dell'uncinetto" è un gradevole cozy book che racchiude in appendice le ricette dei dolci, dei biscotti e degli infusi di té citati nel libro.

Si tratta di una novella natalizia delicata che riscalda il cuore e che fa sperare nel valore e nel potere dell'amicizia.

Cinque stelle meritate per anche per le illustrazioni contenute nel libro e la splendida cover!


Recensione a cura di Silvia M.


domenica 27 luglio 2025

[Recensione] "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

 

"Noi Siciliani siamo stati avvezzi da una lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a spaccare i capelli in quattro. Se non si faceva così non si sfuggiva agli esattori bizantini, agli emeri berberi, ai viceré spagnoli. [...] Adesso non voglio discutere se ciò che si è fatto è stato male o bene; per conto mio credo che parecchio sia stato male; [...] ma siamo stanchi e svuotati lo stesso."

Oggi vi parlo di un romanzo a mio parere unico nel suo genere. Una storia che, come pochi, dipinge un quadro molto chiaro sulla nobilità siciliana del Risorgimento: sto parlando de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

La storia è ambientata nella seconda metà del Diciannovesimo secolo, a partire dal 1860.

Il protagonista della storia è il Don Fabrizio Corbera,  Principe di Salina, che sta attraversando la parabola discendente della sua stirpe nobiliare. Memore degli antichi fasti della sua famiglia e della mansione di luogotenente in Sicilia per Re Francesco II di Borbone, ormai si rassegna a vivere nel suo grande Palazzo con la moglie, Maria Stella, i figli, il parroco gesuita Padre Pirrone e a passeggiare nel giardino con il cagnolino Bendicò.

Mentre in Italia si fanno sentire venti rivoluzionari, proposte unitarie monarchiche e repubblicane, arriva l’11 maggio del 1860, la data dello sbarco di Garibaldi e Marsala. Il Principe, allora, decide di trasferirsi nel suo Palazzo a Ragusa con tutta la famiglia, compreso l’adorato nipote Tancredi Falconieri, che aveva aderito alla causa garibaldina dimostrando così un grande spirito di adattamento.

Lontano da spinte rivoluzionarie, organizza un grande ricevimento presso il suo Palazzo, a cui prendono parte i personaggi più influenti del paese. È proprio qui che Tancredi conosce la bellissima Angelica Sedara, figlia del sindaco Don Calogero. Tra i due è amore a prima vista. Don Fabrizio, del resto, sa che un loro matrimonio sarebbe vantaggioso per il casato dei Salina (ormai in declino) per vari motivi: tra cui la ricchezza della dote di Angelica e l’ampliamento della loro sfera sociale.

“Il Gattopardo” è un’opera unica e inimitabile. Un’opera che, secondo me, meriterebbe di essere studiata e approfondita con interesse nei programmi di scuola. Giuseppe Tomasi di Lampedusa ci consegna infatti un quadro chiaro e completo della nobiltà siciliana del tempo. Attraverso il suo protagonista, ovvero Don Fabrizio Corbera, abbiamo uno sguardo sui sentimenti di un Principe in epoca Risorgimentale: un sentimento disilluso, di nostalgia verso gli antichi fasti e di insicurezza di fronte l’Unità Nazionale che sta arrivando e che determinerà la fine del suo prestigio sociale.

Don Fabrizio è un Principe anche orgoglioso delle sue nobili origini, ma che comprende di doversi adattare ai tempi che stanno cambiando. È quello che fa suo nipote Tancredi, unendosi ai garibaldini.

Nel frattempo la borghesia cittadina riemerge e crea legami con la nobiltà. È ciò che il libro vuole testimoniare con l’unione tra Tancredi Falconieri e Angelica Sedara.

È un romanzo che aiuta a spiegare e, addirittura, a vivere il Risorgimento italiano attraverso la parabola discendente della nobiltà e quella ascendente della borghesia.  Tuttavia il prestigio dei Gattopardi viene ricordato più volte tramite le feste che erano soliti tenere presso la loro villa, la loro sfera di conoscenze e la loro ideologia.

A fare da sfondo sono anche alla storia sono anche i tumulti, i gruppi rivoluzionari e le varie proposte sull’Unità di Italia.

Il libro è stato anche il soggetto per il film omonimo di Luchino Visconti con protagonisti Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon e, in tempi più recenti, di una serie Tv prodotta per Netflix dove hanno recitato attori come Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Deva Cassel e Saul Nanni. 

Uno di quel libri capaci di diventare "immortali" e di parlarci a distanza di generazioni.

Recensione a cura di Serena.



lunedì 21 luglio 2025

[Recensione] "Nella rete dei Leoni" di Aurora Di Giuseppe

 


“Nella rete dei Leoni” è il nuovo romanzo di Aurora Di Giuseppe.

Si tratta di un appassionante giallo che vede come protagonista il Commissario Debora Giovagnoli, ora vicequestore in seguito a una promozione. In questo volume la donna si trova a indagare su diversi casi tra cui: una ragazza che scappa di casa senza una motivazione vera e propria, cambiamenti improvvisi nei caratteri di alcuni adolescenti e femminicidi avvenuti in modo consequenziale.

Tutti questi casi, che sembrano apparentemente disgiunti, sono in realtà collegati da un unico filo conduttore: la parte più inquietante e buia dei social media dominata dai cosiddetti Leoni da tastiera. Quei manipolatori sottili eppure efficaci, che agiscono e fanno agire le persone in base a macabre mode e ambigui comportamenti con l’illusione di farsi sentire più forti e apprezzati.

È allora che, tra le strade di Roma, prende forma un mistero inquietante in cui dominerà la figura di un serial killer. È una situazione che Debora dovrà imparare a gestire sia per fermare una persona scellerata che per proteggere gli affetti a lei cari.

Immaginate “Il Maresciallo Rocca”, la celebre serie TV diretta da Giorgio Capitani con protagonista Gigi Proietti, ma al femminile, dove il protagonista non è un maresciallo dei carabinieri, ma un vicequestore della polizia.

L’Autrice, con uno stile diretto e semplice, guida il lettore attraverso un’indagine tanto inquietante quanto incalzante e avvincente. Proprio per la semplicità dello stile, seguire la narrazione risulta molto facile. Non mancano però i colpi di scena che sorprendono il lettore quanto meno se lo aspetta.

Il personaggio principale, intendo Debora Giovagnoli, è una protagonista appassionante. Una donna che svolge le sue indagini con grande arguzia e precisione, che non si lascia convincere facilmente da confessioni improvvisate o versioni storpiate della realtà. Segue le sue piste, raccoglie indizi, interroga i suoi testimoni e riesce così a far combaciare i pezzi di un puzzle che sembrano non combaciare affatto.

Un giallo davvero sorprendente, che riesce a intrecciare suspence, finzione e verità e ad accendere i riflettori sull’inquietante mondo dei Leoni da tastiera e a fungere quasi da campanello d’allarme. 

Recensione a cura di Serena




martedì 15 luglio 2025

Recensione: "Prescrizione d'amore" di Silvestra Sorbera.

Un romanzo delicato quello di Silvestra Sorbera che affronta un tema quanto mai attuale, quello delle gravidanze non solo indesiderate ma anche precoci.

La protagonista è Laura, una giovane studentessa che, durante una gita, incontra il bello e biondo, di cui conosce appena il nome, e con lui trascorre un'indimenticabile notte d'amore, salvo poi scoprire, appena un mese dopo, di essere rimasta incinta.

Figlia unica, si confida prima con la nonna e dopo, grazie al suo affetto, con i genitori, i quali, dopo lo sgomento iniziale, decidono di supportarla affinché quel bambino concepito per errore venga alla luce.

Fatta questa premessa, ritroviamo poi Laura ormai adulta, commessa di un supermercato, lavoro che ha accettato, mettendo i suoi sogni in un cassetto, per vivere in modo autonomo dai genitori e crescere senza problemi Raul, ormai un brillante studente universitario che sa di essere stato concepito per un fatale errore.

Raul è il fulcro della vita di Laura, il suo unico scopo e a lui ha dedicato tutta la sua vita fino a quando non incontra, proprio alla cassa del supermercato in cui lavora, Dario.

Quest'ultimo, affascinante e a tratti misterioso, è attratto da Laura e inizia un sottile corteggiamento, ma la donna è abituata ormai a vivere l'amore con estrema cautela, temendo anche di compromettere l'equilibrio che negli anni si è conquistata con fatica assieme a Raul.

La penna dell'autrice è gradevole e affronta con maturità e in modo realistico la complicata vita di una donna che, giovanissima, si è trovata a dover fare da madre e da padre a suo figlio. Ne mette in luce tutte le difficoltà, i sacrifici e le rinunce che ha dovuto affrontare. 

Gli aspetti delle vita di Laura emergono tutti: gli amici che pian piano si allontanano fino a scomparire, tranne una sola cara amica che le rimarrà sempre accanto; i sogni che aveva da ragazza messi in un cassetto, la necessità di crescere in fretta e di abbandonare il dorato mondo dell'adolescenza per entrare di colpo in quello degli adulti, la responsabilità delle scelte e la forza di una madre di lasciar andare il figlio, cresciuto da sola, per la sua strada, a vivere da studente fuori sede.

Infine, il delicato rapporto con l'amore, a cui Laura ha sempre rinunciato fino a quando non incontra Dario. Anche questa relazione non sarà semplice, anzì sarà difficile, altalenante, un corsa a ostacoli, quegli impedimenti che solo l'amore vero e maturo può superare, mentre su tutti aleggia l'ombra di un padre biologico, un grande assente di cui nel romanzo si avverte la presenza e che regalerà al lettore un colpo di scena inaspettato.

Recensione a cura di Silvia M.


lunedì 14 luglio 2025

Recensione: " HAIKU: LE 100 PERLE di Rosalino Granata"

L’ultimo lavoro di Rosalino Granata è una raccolta di cento Haiku, cento perle come le ha definite lo stesso autore, che trattano temi diversi.

L’Autore, con soli tre versi, riesce a esprimere in modo talora profondo e toccante, altre volte allegro e scanzonato, altre volte evocativo, stati d’animo, ricordi, pensieri, emozioni, momenti di vita.

L’Autore dedica i suoi pensieri alle quattro stagioni, al calore e all’allegria dell’estate, al freddo e alla neve dell’inverno, non tralasciando la calda e rassicurante atmosfera del Natale.

Haiku dedicati all’amicizia, a quella che riscalda il cuore e all’amico che ha procurato una delusione.

Bellissimi e toccanti i versi dedicati alla madre, e più in genere all’amore materno, quelli dedicati alla famiglia e all’amore.

Molto delicati i versi dedicati al mare, nei quali si percepisce quasi la pace e la comunione con la natura in quelle giornate di quiete, quando ancora le spiagge sono assolate o poco frequentate. Proprio in quei momenti, lungo la riva, l’Autore riesce ad abbandonarsi alla riflessione.

“Lungo la riva

assaporo il mare

meditazione”

Ho apprezzato l’attaccamento e il ricordo dell’Autore per la terra d’origine, quella Sicilia a cui è ancora intimamente legato. Ricorda il paese d’origine, lì dove affondano le sue radici, quel legame che rimane forte e solido nonostante il tempo e la distanza.

“Dolce paese

terra delle radici

mai perdute”

Leggendo gli Haiku di Rosalino Granata, mi imbatto in tre versi che per me, appassionata di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, non possono passare inosservati.

“Film d’altri tempi

cinema paradiso

gran emozione”

Leggo, anche in questi versi, un attaccamento alla terra natìa o forse qualcosa che ricorda all’autore un’esperienza simile alla sua, di chi lascia il proprio paese per scelta o per circostanza di vita, un po' come ha fatto Totò nel film con cui il regista siciliano ha conquistato l’Oscar.

Meritano attenzione anche la cover e le illustrazioni raffigurate all’interno del libro  realizzate da Martina Granata, figlia dell’Autore.

*Ringrazio l’Autore per la collaborazione.


Recensione a cura di Silvia M.




sabato 12 luglio 2025

[Recensione] "Il Caffè della Luna Piena" di Mai Mochizuki

 


"Si può tentare nuovamente ciò che in passato non era riuscito. E' anche il momento della rivincita."

“Il caffè della Luna Piena” di Mai Mochizuki è un libro davvero sorprendente. Un libro che intreccia molte storie nell’accogliente atmosfera di un caffè davvero particolare.
I protagonisti dei racconti sono tutti accomunati da una triste sensazione: quella di aver perso uno scopo nella vita. È quello che succede a Serikawa Mizuki, sceneggiatrice di videogiochi ormai agli sgoccioli di una carriera che è stata brillante; lo stesso si potrebbe dire di Nakayama Akari, direttrice di una casa di produzione di film e l’attrice Ayukawa Satsuki, incapaci entrambe di trovare un partner con cui condividere la loro vita sentimentale e quindi disilluse nei confronti dell’amore. Vi è infine Mizumoto Takashi, direttore di un’azienda informatica, bisognoso di abbandonare la sua routine giornaliera per tuffarsi nei ricordi del passato e ritrovare momentaneamente sé stesso e i suoi sentimenti.
Tutti questi personaggi si ritrovano, per caso, seduti ai tavolini di una curiosa caffetteria: il Caffè della Luna Piena.

“Il Caffè della Luna Piena non occupa un luogo fisso. Capriccioso, cambia continuamente indirizzo, comparendo ora in una familiare via commerciale, ora nella stazione d’arrivo del treno, ora sulle quiete sponde di un fiume.”

Il Caffè della Luna Piena è infatti un bar itinerante gestito da uno staff di gatti dove non è il cliente a ordinare, ma sarà lo chef a servire una pietanza in base alle sue esigenze.  Inoltre ogni pietanza verrà servita dalle zampette pelose dei camerieri felini.
C’è però un dettaglio che rende il caffè ancor più singolare: lo chef, ovvero un gigantesco gatto rosso tigrato, è un esperto astrologo che aiuterà i protagonisti del libro a ritrovare la propria via mostrando loro una carta astrale con pianeti e segni zodiacali. 

Voglio dire, come prima cosa, che è stata una lettura del tutto inaspettata: intendo che è stata una storia da seguire con molta attenzione. Durante tutti i racconti, infatti, si esplorano approfonditamente i sentimenti dei personaggi e raccontano tutte le loro incertezze. Ogni loro piccola insicurezza è il risultato di una concatenazione di eventi nella loro vita, che vengono raccontati in modo molto intimistico e personale.

Il Caffè della Luna Piena crea un’atmosfera molto raccolta, coccolosa e confortevole, descritta nei minimi dettagli, con il maggiore realismo possibile. Mi è venuto del tutto spontaneo immaginarmi seduta a uno dei tavolini a sorseggiare un caffè freddo di polvere stellare o addentare un tortino al cioccolato con gelato di plenilunio, conversando nel frattempo con il cuoco felino. L’atmosfera ricorda infatti quella di un neko-cafè, ovvero i bar giapponesi in cui è possibile passare un po’ di tempo a coccolare dei morbidi gatti.

Non ho mai avuto un particolare interesse per l’astrologia, né ho seguito assiduamente l’oroscopo, ma in questo libro le attitudini dei vari segni dello zodiaco vengono approfondite con dovizia di particolari. Proprio per questo motivo vi consiglio questa lettura.
Esattamente come tutti i libri giapponesi che ho letto, questo è stato coccolante e impegnativo al tempo stesso: mi ha portato a riflettere su quanto sia importante ascoltare sé stessi, i propri sentimenti e sfruttare al massimo le proprie attitudini, nonostante a volte la vita possa deviare il corso dei nostri progetti. Perché a volte sono le stelle a giocarci dei brutti scherzi.

Recensione a cura di Serena.


mercoledì 2 luglio 2025

[Recensione] "Quel posto che chiami casa" di Enrico Galiano

 


Pensiero di Cè, numero 66
"Non sai mai quanta forza hai dentro fino a che non vuoi davvero qualcosa con tutte le tue forze."


Oggi vi parlo di uno dei libri che più mi ha toccato il cuore, che mi ha parlato come fosse un amico o un confidente. Un libro che ho sentito mio e che non dimenticherò mai. Sto parlando di Quel posto che chiami casa di Enrico Galiano. Ci sono moltissime frasi di questo libro che mi sono rimaste impresse, a partire da questa:

Pensiero di Cè, numero 342

“Il cuore è una città che, senza terremoti, crolla.”

Questa storia è stata, in un certo senso, il terremoto che ha fatto crollare più volte il mio cuore. Che mi ha provocato un senso di commozione e, allo stesso tempo, vicinanza. Era come se ogni capitolo parlasse di me. In parte perché mi sono rivista molto nel personaggio di Vera, nel suo essere e nel suo carattere; in parte perché ogni pagina mi ha parlato con grande sensibilità. Sembrava quasi che le avessi scritte io, come un diario in cui annotare tutti i miei pensieri e parlare anche un po’ di me.

Era come se ogni parola fosse perfetta per parlarmi. E spero di riuscire a fare lo stesso io con questa recensione.

La protagonista è Vera, che parla in prima persona e ha sempre vissuto all’ombra di un fratello maggiore detto Cè, scomparso quando lei era molto piccola. Col passare del tempo, però, ha maturato il pensiero che lui non se ne fosse mai andato e, pertanto, la consapevolezza di non essere sola. Da quando aveva sei anni, infatti, ha iniziato a sentire la sua voce nelle orecchie: una voce calda, confortante e piena di saggezza al tempo stesso. Vera ha sempre pensato che suo fratello volesse farsi sentire e ha imparato, quindi, a leggere alcuni suoi segnali. Uno dei più importanti sono le coccinelle. Quando Vera cerca Cè, le coccinelle ci sono sempre, sembra che vogliano guidarla da lui.

Vera sa anche qual è l’immagine che i suoi genitori avevano di Cè: il figlio perfetto, capitano della squadra di basket, un ragazzo con ottimi voti a scuola e con il desiderio di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Questa è la strada che anche lei, a un certo punto della sua vita, decide di percorrere. Vorrebbe, infatti, riuscire a trovare quel coraggio di diventare brava come Cè e di colmare il vuoto che ha lasciato.

Inoltre Vera ha deciso di studiare tutti quei segnali per ritrovare suo fratello, per conoscerlo nonostante la consapevolezza che non ci sia più. Saranno proprio quella voce e le coccinelle a farle trovare il taccuino dei pensieri di suo fratello, in cui il ragazzo era solito annotare delle sue brevi riflessioni. 


Vera condivide questa ricerca con Gin, la sua migliore amica. Quella voce che sente nella sua testolina la pensa inizialmente come una stranezza, una traccia di pazzia. Stando a quanto dice Cè, però:

“Bisogna essere proprio matti per non impazzire mai.”

Un giorno, infatti, accade per Vera qualcosa di inspiegabile: nonostante debba andare all’università per sostenere un esame di diritto privato, la ragazza segue una coccinella che la porta in una clinica per persone con problemi mentali. Qui incontra Giovanni, un ragazzo che si rivelerà essenziale nella sua ricerca e Francesco. Questi non parla mai, ma nel suo silenzio le insegna una cosa molto importante: che lei non è pazza, è solo viva.

Ed è proprio in quella clinica che Vera apprende di star cercando sé stessa. Allora dovrà trovare il coraggio di ritrovarsi ed essere semplicemente sé stessa.

Come ho già accennato, è un po’ difficile per me trovare un modo per definire questo meraviglioso romanzo. D’altra parte credo che sia molto limitante definirlo con una sola parola e addirittura credo che ci vorrebbe un altro libro per parlarne approfonditamente. 

La prima cosa che voglio sottolineare è la bravura dell’autore nell’essere riuscito a creare Vera: una protagonista che si può descrivere già a partire dal suo nome. Istintiva, curiosa, fedele ascoltatrice e desiderosa di sapere. Di cercare ulteriori informazioni su quel fratello perso troppo presto e di trovare quelle verità che le sono state nascoste. Proprio nella sua continua ricerca, voglio sottolineare che “Quel posto che chiami casa” è anche un romanzo di crescita e formazione: in questo libro prevale il tema delle fragilità e di come trasformarle in punti di forza. È ciò che succede a Vera quando comincia a sentire nella sua testa la voce di Cè. Quella che potrebbe essere considerata una pazzia, un’anormalità è in realtà una sensibilità speciale, che Vera imparerà a usare come una forza. 

Ognuno ha le proprie fragilità, che difficilmente si riescono a trasformare, come dicevo precedentemente, in punti di forza: è il caso dei genitori di Vera, che sembrano, in qualche modo, non riuscire a superare la perdita di un figlio, nonostante alcuni timidi tentativi.

Questa piccola fragilità diventerà poi coraggio. Il coraggio di essere sé stessi, di perdersi per ritrovarsi. Di scegliere la propria strada con la propria testa, di prendere le proprie decisioni con la speranza di indovinare o la consapevolezza di sbagliare. Questo libro infatti vuole essere anche un sincero invito a scegliere con il proprio pensiero, senza curarsi delle aspettative altrui. È un invito a trovare la volontà e la forza di mettere al primo posto la propria felicità.

A tal proposito, leggere questo libro è stato come sentire una voce rassicurante, a partire dai pensieri di Cè: grandi verità spiegate con poche parole. Questo libro è stato, per me, un posto da chiamare Casa.

Recensione a cura di Serena.