Forse alla fine i fragili siamo sempre stati noi. Noi che ci ostiniamo a sognare gli uomini o le donne che diventerete, o a rimpiangere i bambini e le bambine che eravate, senza mai vedere il ragazzo o la ragazza che abbiamo davanti.
Ci sono degli autori che riescono a trattare con incredibile delicatezza delle tematiche molto dure, di cui nessuno spesso vorrebbe sentire parlare, ma il tono che viene usato è perfino rassicurante. È il caso di “La neve in fondo al mare” di Matteo Bussola.
Il libro si presenta come il diario di un papà, Caetano Bernardi, in cui il protagonista racconta la triste storia di un genitore che assiste sofferente ormai da molto tempo il figlio quattordicenne Tommy lottare contro l’anoressia in un ospedale, nello specifico nel reparto di psichiatria infantile. Nel diario descrive ogni suo sentimento verso il figlio, la frustrazione nel vederlo ridotto pelle e ossa, la speranza di trovare un modo per aiutarlo e la difficoltà di comprendere come si sia ridotto in questo stato. Racconta quindi la sua vita e approfondisce il rapporto che pensava li legasse.
Riflette anche sulla contraddittorietà delle parole “psichiatria infantile”, ed evidenzia quanto siano contrastanti tra loro. Afferma perfino che questo spiacevole ossimoro non debba esistere (e non ha tutti i torti).
Caetano non è però solo, perché vi sono molti altri ragazzini più o meno coetanei di Tommy che hanno dei disturbi simili. Tra le corsie dell’ospedale, infatti, conosce i loro genitori, con cui spesso si trova ad avere un confronto.
La prima cosa che ho notato quando ho intrapreso la lettura di questo libro è, nonostante il realismo della storia, la dolcezza dello stile semplice e lineare utilizzato dall’autore per descrivere tutti i disagi dell’età adolescenziale. Il tono infatti è molto pacato, a tratti quasi rassicurante e riesce a bilanciare la durezza delle storie che vengono raccontate.
A proposito, come accennavo prima, vi sono molte storie che si intrecciano e ognuna trasmette messaggi differenti. Ad esempio oltre al tema dei disturbi alimentari, vengono trattati anche i disturbi psichici e la violenza sui minori (solo per citarne alcuni) che vengono uniti da un unico filo conduttore: il rapporto tra genitori e figli, non sempre facile. Il protagonista pensa infatti di aver perso un punto di contatto con suo figlio quando questi, a partire dagli undici anni, ha iniziato a diventare più indipendente e a caricarsi di aspettative. Quelle stesse aspettative che lo hanno portato all’anoressia. Il loro rapporto è costituito da alti e bassi, soprattutto durante l’età adolescenziale a causa della loro difficoltà di comunicare, a tal punto che Caetano definirà Tommy uno sconosciuto in uno degli ultimi capitoli.
Vorrei anche aggiungere una piccola spiegazione a proposito del titolo: nel momento in cui il protagonista si confida con un altro padre, questi gli dice che è impossibile trovare la neve in fondo al mare, e allo stesso modo non vorrebbe più trovare la figlia in un reparto di psichiatria. Un ossimoro molto insolito, ma efficace al tempo stesso. Un libro da leggere con attenzione, da capire fino in fondo.
⭐⭐⭐⭐
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