Immaginiamo una società in cui ognuno agisce per trovare il
proprio posto nel mondo con il bisogno, allo stesso tempo, di vivere
pacificamente con altri individui. Questo è quello che accade alla
trentaseienne Furukura Keiko, protagonista del romanzo della scrittrice
giapponese “Murata Sayaka”.
Keiko lavora da diciotto anni in un konbini, un negozio di
convenienza giapponese. Nonostante le critiche dei suoi familiari e dei suoi
amici, che l’hanno sempre esortata a trovare un lavoro vero dopo il
conseguimento della sua laurea, Keiko sente di aver trovato il suo posto nel
mondo in quel konbini, in una realtà in cui tutto sa di quotidianità, a causa
del suo carattere, una volta brillante ed esuberante, in seguito reso grigio e timido per omologarsi alla folla.
Le sue giornate sono tutte uguali: lavoro, casa, riposo e di
nuovo da capo. La sua vita cambia quando al konbini arriva Shiraha, un uomo di
trentacinque anni che cerca moglie e sta pianificando uno strano business per
diventare ricco. Egli è inoltre convinto che per qualche motivo tutti gli uomini
si siano fermati alla preistoria, nell’epoca Jomon, in quanto sostiene che la
mentalità umana non si sia evoluta minimamente e che il loro stile di vita
costituisca una sorta di “eccezione” contro la società “normale”.
Quando ho iniziato questo libro, mi sono trovata tra le mani
un romanzo un po’ lento, non particolarmente scorrevole, senza particolari
colpi di scena. Mi sembrava che raccontasse una vicenda fin troppo “normale”, solo
a metà ho iniziato ad appassionarmi a questa storia. Mi ha, infatti, portata a
riflettere su molti aspetti della società attuale: ad esempio, su come l’opinione
collettiva influenzi la massa e il pensiero di un gruppo, su quanto sia
difficile andare contro la massa stessa e assumere una mentalità anticonformista
con la consapevolezza di dover affrontare anche i pregiudizi, e su quanto sia
confortante trovare un posto nel mondo in cui vivere in tranquillità.
Il carattere anticonformista (come dicevo prima, appunto) di
Keiko ha origini nella sua infanzia, dai suoi pensieri arguti e a tratti cupi, corretti
poi con la psicologia. Da allora in poi, Keiko ha sentito la necessità di
chiudersi in sé stessa sempre di più e cercare una realtà in cui sentirsi a
proprio agio, che lei ha trovato nel konbini.
Molto interessante, infine, lo stile dell’autrice, secco e
diretto, a tratti molto descrittivo, che rende un quadro piuttosto chiaro della
vicenda raccontata.
Recensione a cura di Serena.
⭐⭐⭐⭐
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